L’industria aerospaziale e difesa europea registra nel 2024 performance positive, con ricavi in crescita del 10% e oltre un milione di addetti. La difesa traina il comparto, mentre aeronautica civile e spazio mostrano incrementi più moderati. L’analisi Asd Europe fornisce dati dettagliati su fatturato, forza lavoro, export e R&S, diventando un punto di riferimento per comparazioni internazionali con gli Stati Uniti e le altre economie. L’analisi comparata di Fabrizio Braghini
Performance positive e migliorate – e superiori agli USA – nel 2024 per il comparto AS&D europeo (Ue e non) per il quarto anno consecutivo, con una crescita annua dei ricavi (+10%) e degli addetti (+7%) andamenti differenziati, difesa (+14%), aeronautica civile (+6%), spazio (+3%).
Il dettagliato stato del comparto pubblicato dall’associazione europea delle industrie aerospaziali e difesa, Asd Europe, è giunto alla trentesima edizione. È un’analisi che sostituì i “pink booklets” sull’aeronautica della Commissione europea, che l’ha riconosciuto e impiegato come riferimento. La sua validità sta nel consolidato processo di analisi dati e in una metodologia a matrice con più livelli di consolidamento, ampia armonizzazione di dati e definizioni, ampia copertura da parte di 22 associazioni nazionali, criterio geografico europeo che non include le sussidiarie extra-Europa.
Il trend registrato dall’analisi Asd indica un fatturato di 373 miliardi di euro (1% del Pil europeo, ndr.) corrispondente a un quarto del comparto mondiale, con la difesa pari a 183 miliardi, con maggiore dinamismo rispetto all’aeronautica civile. Gli addetti superano il milione di unità. Il contributo economico dell’ecosistema (attività e addetti diretti, indiretti e indotto) genera 780 miliardi, supportati da una forza lavoro di 4,2 milioni unità. È anche possibile stimare, quando i dati sono completi, la ripartizione della Ricerca e Sviluppo tra privata e pubblica, dell’export intra e extra-Ue, il trade balance. Il ranking delle principali industrie della difesa europee, fonte Defensenews, vede prima BAE Systems, seguita da Thales e Leonardo.
Per avere un quadro d’insieme e misurare il comparto oltre la dimensione europea è sempre utile un confronto con altre fonti come US Aerospace Industry Association e Sipri, con l’avvertimento che le metodologie sono distinte e non esattamente comparabili.
Vediamo come fanno gli Usa, dove l’influente comparto è considerato strategico per la difesa, la politica estera, l’economia. Premesso che i dati Usa rispetto a quelli europei riguardano un solo Paese e un solo budget difesa, i valori 2024 sono in crescita con indicatori di competitività positivi: 995 miliardi di dollari di ricavi per vendite, generazione di un valore economico di 443 miliardi di dollari che contribuisce all’1,4 del Pil, una forza lavoro che occupa 2,23 milioni di addetti diretti e indiretti, un moltiplicatore delle vendite a clienti finali di 1 milione che genera fino a 4 posti di lavoro in produzione e subfornitura; un surplus commerciale di 78 miliardi, spinto da 139 miliardi di dollari di esportazioni.
Se si vogliono fare comparazioni con l’Europa, si osserva che US Aia presenta poche ripartizioni settoriali diversamente dall’Asd, e un livello di export militare Usa intorno, storicamente, ai 20 miliardi di dollare, senza includere le vendite estere, allorquando in Europa l’export militare vale 60 miliardi di euro. Quest’ultimo dato deve leggersi con la dovuta attenzione, in quanto include esportazioni sia extra-Ue sia intra-Ue (scambi tra imprese e Paesi). Quanto alle importazioni difesa il quadro, come noto, è fortemente sbilanciato a favore degli Usa con un livello storicamente inferiore ai 10 miliardi di dollari annui, rispetto alle cifre molto elevate degli acquisti effettuati negli ultimi anni dai paesi europei.
Un’altra considerazione riguarda il diverso perimetro statistico tra Europa e Usa. Per l’Europa il riferimento è circoscritto alle attività propriamente industriali dei produttori finali e della catena dei fornitori del settore. Negli Usa invece una revisione statistica con dati empirici del 2016 ha ampliato di oltre la metà il perimetro all’ecosistema, che include anche la cyber e le forniture di materie prime o grezze come petrolio e alluminio. Ne consegue che il trilione di dollari di vendite registrato nel 2024 include vendite dirette per 556 miliardi di dollari e indirette per 439 miliardi della supply chain; quest’ultima in parte non rientra nella definizione classica del comparto aerospaziale e difesa.
Un’altra autorevole fonte è l’istituto svedese Sipri (Stockholm Institute for Peace), che ha pubblicato i risultati delle top 100 imprese della difesa, cresciute del 6% totalizzando 679 miliardi di dollari, per la metà statunitensi. Si conferma la consolidata e recente presenza di imprese cinesi. I ricavi delle 39 imprese europee sono aumentati del 13% a 151 miliardi. Il dato non è esattamente comparabile con l’esercizio Asd, in quanto riguarda il totale delle vendite indipendentemente dal criterio geografico, mentre per l’export viene utilizzato un proprio criterio. Due le imprese russe in forte crescita rispetto al declino asiatico inclusa la Cina. Per singolo paese, la maggiore accelerazione rispetto al 2023 (30-40%) si è realizzata in Giappone, Germania, Corea del Sud, indicativa dell’espansione della capacità produttiva. La classifica per dimensione conferma che 5 delle 10 maggiori sono statunitensi. Le Top 10: Lockheed Martin, RTX, Northrop Grumman, BAE Systems, General Dynamics, Boeing, la russa Rostec, le cinesi Avic e Cetc, L3Harris Technologies. Si nota che le prime tre americane insieme hanno una dimensione simile al totale del comparto europeo.
Queste analisi statistiche differenziate tra loro, sono rappresentative di un settore strategico e del suo impatto economico. Pur nei loro limiti intrinseci, trattandosi di una fotografia di ieri che non copre aspetti finanziari o prospettici, costituiscono un valido strumento di policy e un dettagliato punto di situazione.
















