Con la sua prima uscita pubblica, Blaise Metreweli imprime un cambio di dottrina al Secret Intelligence Service: minacce interconnesse, guerra grigia permanente e tecnologia come nuovo campo di battaglia. Al centro, una nuova cultura dell’azione che integra umano e tecnologico e chiede fiducia per difendere lo spazio democratico in un mondo sospeso tra guerra e pace
Blaise Metreweli, prima donna alla guida del Secret Intelligence Service, utilizza la prima uscita pubblica per imporre un cambio di messa a fuoco: I nostri sono tempi di minacce interconnesse, tecnologia come campo di battaglia, linea del fronte ovunque e un ordine euro-atlantico che non si regge più sulle certezze di ieri. Elementi che suggeriscono un cambio di dottrina.
Il non detto sugli Stati Uniti
Metreweli parla di un mondo “tra pace e guerra”, dove la “frontiline” è ovunque, in ogni momento. Londra non cita espressamente la Casa Bianca ma parla come se dovesse mettere in sicurezza la cooperazione, quella con Washington, non dandola più per scontata. E chi legge in controluce vede la seconda amministrazione Trump come fattore di ricalibrazione verso relazioni più improntate al multilateralismo.
Cina e Russia
Metreweli “rompe la tradizione” e rinuncia, nel suo discorso, al “global threat tour”. Poi mette a fuoco la Russia di Putin: aggressiva, espansionista, revisionista, conduttrice di guerre cinetiche e ibride, sabotaggi, cyber, e propaganda. Qui il Sis non fa diplomazia: costruisce deterrenza narrativa.
La Cina, definita come la “trasformazione centrale del secolo”, entra lateralmente all’interno del quadro delineato dal Sis. Qui, Westminster sceglie la cautela; Metreweli evita di parlare troppo di Mar Cinese Meridionale, di spionaggio su politici britannici e perfino sui reali. E la spiegazione è operativa, non ideologica. Dopo frizioni interne su arresti per spionaggio pro-Cina e con un viaggio del primo ministro a Pechino in agenda per il 2026, l’MI6 cercherebbe meno confronto e più raccolta, tenendo aperto un canale economico potenzialmente “produttivo”.
Il nemico diventa anche l’algoritmo
Nel quadro degli attori ostili appare l’ecosistema digitale, asset capace di erodere fiducia, verità e coesione sociale. L’attenzione verso l’elemento tecnocratico è centrale: “alcuni algoritmi diventano potenti quanto gli Stati”; strumenti “iper-personalizzati” possono trasformarsi, in pochissimi minuti, in veri e propri vettori di controllo.
Qui il Sis chiarisce come la “guerra grigia” viva nella manipolazione informativa, e necessiti di una sicurezza nazionale che passi anche per piattaforme, incentivi e nuove architetture cognitive.
La cultura dell’azione
Metreweli usa più volte il possessivo “my service”. È presa di comando e nuova dottrina, che passerà attraverso due profili, quello operativo e quello capacitivo. Da qui l’obiettivo: agenti capaci di scrivere codice come parlano lingue. Più integrazione IA, meno culto della raccolta fine a sé stessa. L’agenzia rivendica partnership, innovazione rapida, audacia operativa e, soprattutto, una catena logica: intelligence, azione, vantaggio.
La nuova “C” parla di una intelligence che agisce secondo un assetto valoriale che poggia su audacia, rischio calcolato, impatto sul terreno. L’intelligence vale solo se paslma la realtà. Cercando costantemente di battere il proprio avversario nel grande gioco nel quale, oggi, tecnologia e umano si integrano. L’MI6 promette ufficiali capaci di parlare con una fonte e con un algoritmo, con la stessa naturalezza. Python e lingue straniere sullo stesso piano. Agenti che riconoscano l’arte dell’ascolto come asset primario e che si muovano secondo direttrici quali coraggio, creatività, rispetto e integrità. Infine, Metreweli e la “sua” MI6 chiedono fiducia, necessaria per rimanere integri ed efficaci e per difendere lo spazio democratico, informativo, cognitivo e finanziario che assicura ad uno Stato la propria sopravvivenza.















