Non solo greggio. Il Paese sudamericano ha grandi riserve di oro, gas e minerali strategici, tra cui coltan, titanio, rodio e altri, che però restano in mano del regime, i loro alleati e reti di contrabbando e criminalità. Il progetto sprecato dell’Arco Minero dell’Orinoco
Il Venezuela, chiamato non a caso “povero Paese ricco”, ha le riserve petrolifere più grandi del mondo. Si calcola che nel suo suolo – e nel lago della città di Maracaibo, stato Zulia – ci sono circa 300 miliardi di barili di greggio ancora da estrarre, più tutte le zone ancora da esplorare nelle regioni del sud vicino all’Amazzonia.
Ma il petrolio non è l’unica risorsa nel suo sottosuolo. Sono anche presenti le cosiddette “terre rare”, cioè, 17 metalli presenti nella tavola degli elementi chimici, che vengono utilizzate in molti settori, ad esempio, quello della difesa, l’intelligenza artificiale, i semiconduttori e l’energia pulita.
Il Venezuela ha enormi riserve di gas (sesta a livello mondiale), le più importanti riserve di oro di America latina, nonché di ferro, bauxite e diamanti. Prima dell’arrivo del chavismo al potere, era riuscita a fare passi avanti nello sviluppo dell’esplorazione ed estrazione di coltan e torio.
I giacimenti di coltan in Venezuela sono stati scoperti nel 2009 nella zona dell’Amazzonia e avrebbero un incredibile valore economico e strategico. Nel 2016, il regime di Maduro firmò il decreto dell’Arco Minero dell’Orinoco per designare l’esplorazione di circa 112.000 km² e la sua estrazione. Il regime socialista dichiarò nel 2023 cassiterite, nichel, rodio e titanio, più altri minerali, come risorse strategiche.
Il Venezuela è anche molto ricco in oro. Il regime sostiene che ci sono circa 8.000 tonnellate nell’Arco Minero dell’Orinoco, il che farebbe diventare il Venezuela uno dei Paesi con più riserve di questo metallo prezioso. Ma la gestione adesso è in mano alla Turchia e al Sudafrica.
Nella produzione di oro, opera “una rete di ‘alleanze strategiche’ con imprese vicine all’élite del governo, sotto la tutela della Corporazione Venezuelana di Minerali – si legge sul Pais -. Queste convivono con attori irregolari come la guerriglia colombiana dell’Esercito di Liberazione Nazionale, dissidenti delle Farc e bande criminali come il Tren de Aragua”.
La “caccia” a questi metalli è anche una corsa geopolitica. In questo momento, le risorse minerarie del Venezuela sono sotto il controllo del regime di Nicolás Maduro e di uno dei suoi principali alleati, la Cina.
Esclusi invece antichi partner come gli Stati Uniti. Il regime venezuelano ha una causa aperta con la Exxon Mobil per l’uscita forzata della compagnia americana dal Venezuela nel 2007. Per questo, Donald Trump ha ricordato i diritti energetici rivendicati.
La leader dell’opposizione e Premio Nobel per la pace 2025, Maria Corina Machado, ha pubblicato un video intitolato “Terra di Grazia” in cui visualizza tutte le opportunità di sviluppo che avrebbe il Venezuela dopo la fine del chavismo. Come ricorda un articolo del quotidiano spagnolo El Pais: “Un Paese con ricchezze abbondanti e ricercate, un’infrastruttura ancora significativa e una capacità accettabile, ma sommerso nel collasso. L’abbondanza in una società impoverita ha alimentato una leggenda persistente – quella del povero Paese ricco – che è diventata uno dei grandi tormenti del progetto nazionale venezuelano”.















