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Povertà, figli e disuguaglianze. Tre sfide da affrontare nel 2026 secondo Becchetti

Il prossimo anno ci chiederà di affrontare le sfide della demografia, della povertà e delle diseguaglianze. La scelta della relazione, della natalità, di un progetto di futuro è di per sé la scelta di un gioco a somma positiva che richiede però intelligenza relazionale e fiducia nel futuro, che rischiano di essere risorse sempre più scarse tra i giovani. La riflessione di Leonardo Becchetti

Già oggi ma sempre di più negli anni che verranno saremo inondati di ricchezza che proviene da giochi a somma positiva, ricchezza che rischia di essere offuscata da colpi di coda preistorici che rischiano di precipitarci nelle tenebre del peggiore passato della nostra storia. La sfida del prossimo e degli anni che verranno è tutta qui. La ricchezza di cui si parla sono i beni relazionali di comunità reali e comunità digitali, la cooperazione della comunità scientifica che crea innovazione e fa crescere la torta, l’intelligenza artificiale che moltiplica in modo strabiliante la nostra produttività e quella della ricerca scientifica (inclusa quella medica), la transizione ecologica con l’avanzata ormai inarrestabile delle rinnovabili che moltiplica, democratizza e decentra la nostra capacità di produrre energia.

Nei giochi a somma positiva l’altro non è un avversario ma è colui senza il quale non posso essere felice (nei beni relazionali), colui senza le cui competenze ed esperienze, non sovrapponibili e complementari con le mie, non posso continuare a far crescere la torta (nell’innovazione e nelle transizioni ecologica e digitale). La logica dei giochi a somma positiva ha bisogno di pace, cooperazione, gioco di squadra, di intelligenza relazionale perché la cooperazione è la via che abbiamo non solo per far fiorire la nostra vita ma anche per moltiplicare le risorse che abbiamo a disposizione.

Il collo di bottiglia dell’evoluzione della nostra civiltà resta il colpo di coda volgare, paleolitico, giurassico della logica del gioco a somma zero dove ci si contende (con guerre e non) un pezzo di terra o qualche altro bene scarso in forma finita, una torta di dimensioni fisse dove la mia fetta è più grande se riduco la tua. Se la Cceca con il passaggio dalla logica del gioco a somma zero (la guerra di secoli per le risorse e il “terreno” tra i paesi dell’Europa occidentale) al gioco a somma positiva (la condivisione di quelle risorse) ha segnato l’inizio dell’Unione europea perché oggi Israele e Palestina non potrebbero iniziare lo stesso percorso?

Di fronte a dittatori e leadership politiche del secolo scorso (Putin, Hamas) che vogliono riportarci nella barbarie dei giochi a somma zero la vera vittoria è tenerli a bada senza cadere nel loro terreno. Deterrenza e guerra fredda sono fondamentali ma con un’attenzione fondamentale: siamo noi che dobbiamo portare loro nel gioco a somma positiva e non loro che devono portarci nel gioco a somma zero. Per questo Stati Uniti, Unione europea ed Israele hanno in questo momento storico una responsabilità storica enorme. E dobbiamo ammettere che su questa specifica questione Trump ha intuito più di altri che la guerra è un assurdo in questa prospettiva (anche se poi in campo commerciale sta imparando a sue spese l’assurdo delle politiche dei dazi che sono un gioco persino a somma negativa).

Tenendo conto di questo quadro di sfondo il prossimo anno ci chiede di affrontare le sfide della demografia e di povertà e diseguaglianze. La scelta della relazione, della natalità, di un progetto di futuro e di relazioni è di per sé la scelta del gioco a somma positiva che richiede però intelligenza relazionale e fiducia nel futuro che rischiano di essere risorse sempre più scarse tra i giovani. Le politiche redistributive ex ante ed ex post sono e saranno centrali in un sistema che è straordinario nel creare valore economico ma pessimo nel distribuirlo equamente tra tutti gli attori del gioco. Le politiche redistributive dovranno agire ex post (pari opportunità, accesso a credito, istruzione e sanità) ed ex post (progressività fiscale e soprattutto capacità di incidere sui mega patrimoni con politiche a prova di evasione/elusione sulla scia della Global minimum tax).

Delle tre comunità fondamentali nella nostra civiltà (civile, scientifica e politica) il problema è quello del progresso della terza. La comunità civile sta svolgendo un ruolo straordinario di sussidiarietà e supplenza nella risposta ai bisogni sociali nella logica dell’economia civile. La comunità scientifica è organizzata secondo principi di straordinaria intelligenza relazionale dove la cooperazione globale sotto forma di condivisione di conoscenze e di collaborazione tra chi fa ricerca assicura un trend di progresso che è una delle poche cose indubitabili dei nostri tempi. Il problema è la comunità politica che dissipa una quantità impressionante di energie in competizioni e conflitti non sempre orientati al progresso civile.

Dobbiamo per questo guardare ai singoli politici come a degli eroi che entrano in un agone difficilissimo ed aiutarli a trasformare i meccanismi stessi della competizione politica riducendo la dipendenza da lobbies e gruppi di potere. C’è un circolo vizioso nel quale cattiva comunicazione, cattiva politica e gruppi di pressione che non fanno gli interessi della collettività rischiano di precipitarci. La tavola per gli anni a venire è apparecchiata e piena di pietanze di ogni qualità: è dalla rimozione delle logiche di quel circolo vizioso che dipende il più grande progresso che può fare il nostro futuro.


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