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Prossimità delle cure, così si misura la forza del Ssn. L’intervento di Liris

Di Guido Quintino Liris

Garantire l’accessibilità delle cure sull’intero territorio italiano, anche per i trattamenti più innovativi, significa costruire un Paese più giusto e coeso. Il progresso scientifico, spiega Guido Quintino Liris, membro della commissione Bilancio, non si misura solo in termini di costo, ma va valutato per il suo valore sociale, economico e civile

L’evoluzione della medicina ci mette oggi a disposizione strumenti straordinari: terapie sempre più mirate, diagnostica avanzata, percorsi di cura personalizzati. La vera sfida, però, è rendere queste innovazioni accessibili a tutti, in maniera uniforme, su tutto il territorio nazionale raggiungendo le aree interne. È su questo equilibrio – tra progresso scientifico e prossimità delle cure – che si misura la forza del nostro Servizio sanitario nazionale.

La medicina nucleare di nuova generazione sta trasformando l’oncologia, permettendo approcci terapeutici che coniugano efficacia, sicurezza e qualità della vita del paziente. Ma perché queste opportunità non restino privilegio di pochi centri altamente specializzati, serve una rete capillare che porti la scienza vicino ai cittadini, in linea con il percorso avviato dal Dm 77. Le tecnologie di medicina nucleare, come i radioligandi, richiedono competenze, infrastrutture e percorsi regolatori complessi. Eppure, con una governance lungimirante e investimenti mirati, possono essere integrate in modelli di prossimità.

Non si tratta solo di avvicinare le cure ai cittadini: significa garantire che ogni territorio, anche il più periferico, sia connesso alla rete dell’innovazione. In questo senso la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali – Stato, Regioni, sistemi locali – è decisiva. Non
tutti i territori partono dalle stesse condizioni: alcuni chiudono i bilanci in equilibrio, altri faticano a sostenere i costi di ricerca, apparecchiature e personale specializzato. Ma il diritto alla salute non può dipendere dalla capacità di spesa di un territorio. Servono strumenti e fondi dedicati, capaci di favorire una crescita infrastrutturale equilibrata, in grado di sostenere l’impatto della scienza e delle nuove tecnologie.

Dobbiamo imparare a guardare alla spesa sanitaria non come un costo, ma come un investimento. Un investimento che produce benefici concreti: riduce la mobilità sanitaria, migliora la qualità della vita dei pazienti, genera ricadute economiche e sociali positive. Anche l’introduzione di terapie avanzate e di precisione, se accompagnata da una pianificazione intelligente, può contribuire a rafforzare la sostenibilità del sistema.

Oggi il legame tra Italia ed Europa è sempre più stretto, anche sul piano della contabilità pubblica. Serve lavorare in sinergia, dove le regole comuni siano una leva, non un vincolo, per promuovere una crescita sanitaria condivisa. Il progresso scientifico non si misura solo in termini di costo: va valutato per il suo valore sociale, economico e civile.

Garantire cure di prossimità, anche per i trattamenti più innovativi, significa costruire un Paese più giusto e coeso. Significa difendere l’universalità del Servizio sanitario nazionale, adattandolo ai tempi della medicina di precisione. È un percorso impegnativo ma necessario.

Portare l’innovazione dove oggi mancano le strutture non è solo una sfida tecnica: è un dovere verso i cittadini, un segno di civiltà e una garanzia per il nostro sistema-salute.

(Pubblicato su Healthcare Policy 17)


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