Il modello dei cinque anelli è un utile strumento per decifrare una strategia ibrida. Allo stesso tempo, è anche una mappa per difendersi, rafforzando in profondità leadership, industria, infrastrutture cognitive e fisiche, coesione sociale. L’analisi del Rusi
L’aggressione russa all’Ucraina ha accelerato un processo spesso trascurato nel dibattito europeo: la trasformazione della guerra in un fenomeno continuo, opaco e sistemico.
Cyber-attacchi, sabotaggi, coercizione energetica e disinformazione non sono più segnali anticipatori di un conflitto futuro, ma strumenti centrali di una strategia già in corso. Rileggere questa dinamica attraverso il modello dei “cinque anelli” di John Warden aiuta a capire perché, oggi, l’Europa non possa più permettersi l’illusione del tempo.
Come suggerisce l’analisi Rusi“Are We at War with Russia? How Warden’s Rings Map Russia’s Hybrid Strategy”, l’errore strategico dell’Europa è stato quello di fraintendere la natura del conflitto in corso, con l’idea (errata) che la guerra inizi quando i carri armati attraversano un confine, quando si sente il rumore degli spari ed il fragore delle bombe. Il confronto con Mosca è già in atto, continuo, e si svolge sotto la soglia della guerra convenzionale.
Il punto centrale dell’argomentazione è chiaro: l’offensiva russa contro l’Europa non è “prebellica”, né teorica. È una guerra ibrida in piena regola, condotta attraverso strumenti non cinetici ma sistematici, capaci di colpire infrastrutture, leadership politiche, economie e coesione sociale senza mai ricorrere, almeno per ora, allo scontro diretto con la Nato.
I cinque anelli di Warden
Per comprendere dove e come Mosca colpisce, l’analisi riprende il modello dei “Five Rings” di John Warden, elaborato negli anni Novanta per l’aero potere statunitense. Secondo Warden, uno Stato è un sistema e può essere paralizzato colpendo cinque cerchi concentrici: leadership, risorse essenziali, infrastrutture, popolazione e forze schierate.
La novità è dunque assente. Mentre, la realtà è che, oggi, la Russia applica quella logica senza bombardieri e missili, ma usando cyber-attacchi, sabotaggi, coercizione energetica, disinformazione, proxy criminali e operazioni di influenza politica. Il bersaglio resta lo stesso, cambiano solo i mezzi.
Sul primo anello, la leadership, Mosca conduce una vera e propria guerra politica. Tentativi di interferenza elettorale, campagne di disinformazione, uso del kompromat digitale, intimidazioni e sospette operazioni di intelligence in diversi Paesi europei puntano a minare la coesione decisionale e la fiducia nelle istituzioni.
Il secondo anello, quello delle risorse essenziali, è stato colpito in modo evidente con la manipolazione dei flussi di gas nel 2022-23, usata come arma politica per indebolire il sostegno europeo all’Ucraina. A questo si aggiungono cyber-attacchi contro grandi gruppi industriali ed energetici e i ripetuti danni a cavi e gasdotti nel Baltico e nel Mare del Nord. Più che sabotaggio, è coercizione strategica, mirata.
Il terzo cerchio riguarda le infrastrutture. Dalle reti elettriche ai sistemi ferroviari, fino al jamming Gps che ha colpito l’aviazione civile nel Nord Europa, emerge una campagna coerente contro i nodi che permettono mobilità economica e militare. Con l’obiettivo di rendere il sistema instabile, vulnerabile.
Il quarto anello è la popolazione. Mosca impiega operazioni di influenza e manipolazione dell’informazione per esasperare fratture sociali, alimentare estremismi, sfruttare crisi migratorie e delegittimare il sostegno alla Nato e a Kyiv. È una guerra lenta, di logoramento psicologico, epistemico, percettivo e politico, che logora la tenuta democratica goccia dopo goccia.
All’ultimo livello si collocano le forze armate. Intercettazioni pericolose, violazioni dello spazio aereo, disturbi elettronici e sabotaggi indiretti servono a testare le soglie di reazione dell’Alleanza. Ogni incidente come termometro e cronometro della reazione Occidentale. Metro per comprendere quanto la Nato sia disposta a tollerare e dove potrebbe dividersi.
Un conflitto in tre fasi
L’analisi Rusi analizza poi i fenomeni in corso, suddividendoli in tre fasi principali. La prima, quella attuale, è la guerra ibrida permanente. La seconda, intensificata in modo evidente dal mese di settembre, è la fase di probing, con azioni sempre più nette, ma sempre sotto la soglia del conflitto aperto, L’ultima fase è la guerra convenzionale, come in Ucraina, quando le condizioni politiche lo consentono.
Il rischio europeo, insiste il report, è trattare le prime due fasi come semplice “competizione strategica”, anziché come parti integranti della guerra. Un errore che genera ritardo decisionale e impreparazione. I nostri giorni non sono necessariamente soltanto quelli di un conflitto prebellico; I tempi sono quelli, invece, di un conflitto esteso combattuto con mezzi economici, digitali, cognitivi e politici, i quali richiedono protezione del sistema-Stato nel suo insieme: energia, infrastrutture cognitive e fisiche, coesione sociale, classe dirigente e vertici politici.
















