Fondamenta economiche più solide rafforzano la credibilità strategica dell’Italia e sostengono una politica estera più incisiva. La sfida ora è tradurre questa forza in crescita economica sostenibile di lungo periodo e migliori opportunità per i cittadini, diversificando i mercati e rafforzando la presenza nelle economie emergenti. L’analisi di Valbona Zeneli, nonresident senior fellow presso l’Atlantic Council’s Europe Center
Negli ultimi anni l’Italia è emersa come un attore internazionale di primo piano, distinguendosi per aver dato nuova coerenza e chiarezza strategica alla propria politica estera. In un contesto europeo profondamente segnato dalla guerra russa contro l’Ucraina e in sistema globale sempre più frammentato dalla competizione tra grandi potenze, Roma ha saputo rafforzare visibilità e capacità di influenza, anche laddove altri paesi europei hanno lasciato vuoti strategici. La leadership della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha garantito una stabilità del governo che si è rivelata decisiva nel consolidare l’immagine dell’Italia come interlocutore affidabile, soprattutto in una fase di incertezza che attraversa molte delle principali capitali europee. Questo riposizionamento reputazionale si fonda su tre pilastri principali: scelte geopolitiche chiare e coerenti, un ruolo di leadership in nuovi corridori strategici e una nuova stabilità politica ed economica. Insieme questi elementi hanno reso l’Italia un attore sempre più centrale nel dibattito europeo ed internazionale.
Scelte geopolitiche decisive
La politica estera dell’Italia sotto il governo Meloni riflette un spostamento verso un approccio più realistico e centrato sulla sicurezza, plasmato dall’invasione russa dell’Ucraina. Roma ha sostenuto con fermezza Kyiv e ha assunto una posizione di netta condanna nei confronti di Mosca per l’aggressione all’Ucraina, alienandosi senza ambiguità alla difesa del diritto internazionale e dell’architettura di sicurezza europea, anche a fronte di costi politici interni e riconsiderando alcune assunzioni strategiche del passato. In parallelo, il governo italiano ha ricalibrato il rapporto con la Cina, prendendo le distanze dalla Belt and Road Initiative e dando priorità alla sicurezza delle catene di approvvigionamento, resilienza e connettività strategica, senza compromettere i legami economici tra i due paesi.
Questa linea più assertiva verso Russia e Cina si è accompagnata anche da un rinnovato impegno nel Mediterraneo allargato e nei Balcani occidentali, dove l’Italia ha rilanciato il proprio ruolo strategico sostenendo l’integrazione europea dei Balcani, la stabilità regionale e la resilienza economica nell’area. Roma sta esercitando un’influenza discreta ma significativa nel Caucaso, puntando su partnership energetiche e sul quadro UE per sostenere la stabilità nella regione, ed è tornata un attore rilevante in Medio-oriente con un approccio pragmatico orientata alla de-escalation e al coordinamento transatlantico. L’Africa rappresenta un altro pilastro importante della postura internazionale italiana che attraverso il Piano Mattei promuove partenariato di lungo periodo su energia, migrazione, infrastrutture e sviluppo economico, ribadendo la necessità di un impegno europeo strutturale e strategico verso il continente tramite l’integrazione nel Global Gateway europeo.
Il valore strategico dell’Italia sta anche nel ruolo di apripista per l’UE, capace di trasformare la propria conoscenza regionale in iniziative europee concrete. Dall’Ucraina ai rapporti commerciali Unione Europea–Stati Uniti d’America, Roma promuove un approccio unitario, rafforzando il proprio ruolo di cerniera transatlantica e di moltiplicatore dell’azione europea.
Leadership in nuovi corridoi economici
In un contesto globale segnato da frammentazione e nuove geografie della connettività, il governo Meloni ha valorizzato la propria posizione di hub naturale tra Europa, Mediterraneo ed Eurasia, usando corridoi economici ed infrastrutturali, energia e digitale come leve di influenza e sviluppo. In questo senso, Roma si è affermata come uno dei principali sostenitori europei di progetti di connettività strategica, in particolare dell’India–Middle East–Europe Economic Corridor (IMEC), rafforzando il partenariato con l’India, attore chiave nel nuovo equilibrio globale. L’Imec viene visto non solo come un progetto infrastrutturale, ma una leva geopolitica per rafforzare i legami tra Europa, Medio Oriente e Indo-Pacifico per diversificare le rotte strategiche e ridurre le dipendenze strategiche, in un quadro europeo e transatlantico alternativo alla Via della Seta cinese. Questo significa una nuova valorizzazione dei porti dell’Adriatico, come Trieste, rilanciando al contempo il ruolo del Mediterraneo come “middle sea” tra Atlantico e Indo-Pacifico.
Stabilità politica ed economica
La rinnovata proiezione internazionale dell’Italia poggia su fondamenta economiche più solide e su una maggiore credibilità fiscale. La riduzione dello spread sceso a 69 punti base, al minimo da oltre quindici anni, segnala una rivalutazione strutturale del rischio sovrano, riduce il costo del debito e libera risorse per investimenti e competitività. L’upgrade di Moody’s, il primo dal 2002, consolida questo cambio di narrativa, collocando l’Italia come un attore più prevedibile e resiliente nell’Eurozona.
Nel 2024 l’export italiano ha raggiunto un livello record, superando i 674 miliardi di dollari, confermando la posizione dell’Italia come seconda potenza manifatturiera europea. Un risultato particolarmente significativo considerando che le esportazioni rappresentano circa il 30% del PIL nazionale. Anche gli investimenti diretti esteri sono cresciuti del 5%, in controtendenza rispetto al calo del 5% registrato a livello europeo.
Nel complesso, fondamenta economiche più solide rafforzano la credibilità strategica dell’Italia e sostengono una politica estera più incisiva. La sfida ora è tradurre questa forza in crescita economica sostenibile di lungo periodo e migliori opportunità per i cittadini, diversificando i mercati e rafforzando la presenza nelle economie emergenti. In un sistema internazionale sempre più competitivo e frammentato dalla rivalità tra grandi potenze, il punto di forza dell’Italia sarebbe la propria capacità di integrare politica estera, sicurezza e sviluppo economico.
















