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Una strategia nazionale di sicurezza collettiva. Ecco il programma del ministro Trenta

Habemus programma. Di fronte alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, il ministro Elisabetta Trenta ha sviscerato le linee programmatiche del proprio dicastero, mettendo fine a all’attesa originata dalle sedici (striminzite) righe che il contratto di governo dedica al settore. Certo, negli ultimi mesi il ministro aveva già dato qualche segnale, come la “valutazione accurata” sul programma F-35, il focus sulla cyber-security e la conferma della fedeltà all’Alleanza Atlantica, seppure con la richiesta di una maggiore attenzione al fianco sud. Tutto questo è ora confluito in un programma presentato in tutti i suoi aspetti alle commissioni di palazzo Madama e Montecitorio, a cui il ministro ha annunciato il lancio di “una strategia nazionale di sicurezza collettiva”.

DUE PAROLE-CHIAVE

Resilienza e dual use. Sono queste le due parole-chiave scelte dal ministro Trenta per “i prossimi cinque anni”. La prima, è “intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento, nella fattispecie al cambiamento della minaccia che il nostro Paese si trova ad affrontare”, cioè “una minaccia ibrida e dal carattere poliedrico, che ci pone davanti nuovi obiettivi, nuove sfide e ci spinge verso un’accurata revisione del concetto stesso di Difesa”. La seconda è invece intesa “come la consapevolezza di dover sostenere, e al contempo ampliare, le opportunità di duplice uso delle capacità della Difesa per scopi non militari e a supporto, appunto, della resilienza stessa”. Si tratta, ha aggiunto, di “accrescere la sicurezza collettiva del Paese nei confronti di tutte quelle minacce ed eventi calamitosi che possono perturbare il regolare svolgimento della vita dei cittadini”. Due ingredienti per fare della Difesa un “sistema: integrato, connesso e a più livelli”.

UNA STRATEGIA PER LA SICUREZZA COLLETTIVA

Così, di fronte a “di fronte a scenari geopolitici cambiati”, il ministro ha promesso “l’impegno di promuovere la pianificazione e l’implementazione di una vera e propria Strategia Nazionale Sistemica per il potenziamento della Sicurezza Collettiva e della Resilienza Nazionale”, da sviluppare attraverso “la collaborazione fra ministeri, ma anche con l’industria, l’accademia, la ricerca e il settore privato”. Si tratterebbe di un nuovo approccio filosofico, una vision per trasformare il concetto di difesa in “un vero e proprio Sistema che si inserisca nel concetto di sicurezza collettiva dell’intero Sistema-Paese, nel cui ambito gli altri dicasteri condividano le proprie capacità nell’esclusiva tutela degli interessi nazionali”. Per questo, il primo passo sarà “la tutela del personale”, argomento caro al ministro che già aveva illustrato la propria attenzione a riguardo nelle prime uscite dopo il giuramento. Ricongiungimenti familiari, organizzazioni simil-sindacali, promozioni esclusivamente meritocratiche e salvaguardia della salute sono in prima fila nelle linee programmatiche del ministro, che ha dedicato ampia parte dell’intervento a questi temi.

LA NATO E L’ATTENZIONE AL FIANCO SUD

Sul fronte internazionale, l’Alleanza Atlantica è “l’organizzazione di riferimento per garantire un’adeguata cornice di sicurezza all’intera regione euro-atlantica ed esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro qualunque minaccia”, ha detto il ministro ricordando la propria partecipazione alla ministeriale di giugno e al Summit di luglio. Certo, in linea con l’esecutivo precedente, il ministero della Difesa “continuerà a promuovere tutte le iniziative per orientare e rafforzare l’Alleanza verso il Mediterraneo e il Medio Oriente al fine di affrontare, in modo sistemico, le continue crisi e la perdurante instabilità in tale regione”, ha promesso la Trenta, senza dimenticare l’impegno a raggiungere il 2% del Pil nella Difesa entro il 2024. In tal senso, il ministro ha ricordato la proposta avanzata dall’Italia al vertice di Bruxelles: “Dobbiamo lavorare per far includere all’interno di quanto concerne le voci di impegno riguardo la sicurezza Collettiva – cash, capabilities & contributions – lo spazio e il cyber-space, quali nuovi ambienti e quindi domini operativi”.

LA DIFESA EUROPEA

Continuità anche sul fronte della Difesa europea, su cui rimanevano i maggiori dubbi data l’assenza di riferimenti al dossier nelle scorse settimane. Il ministro ha ricordato la Pesco, di cui “l’Italia è sempre stata e resta tra gli Stati Membri promotori dell’iniziativa e ne supporta l’avvio in modalità inclusiva”, e non esclusiva (come invece ha sempre voluto fare la Francia). Supporto anche al Fondo europeo di Difesa, che nel 2021-2027 potrebbe valere 13 miliardi di euro: “L’Italia intende sostenere e valorizzare le iniziative europee, in particolare l’Edf”, comunque con l’intenzione di evitare “duplicazioni” con la Nato.

IL SUPPORTO ALL’INDUSTRIA DELLA DIFESA CON CENTRI DI COMPETENZA

“Favorirò la diffusione nell’industria della Difesa del paradigma del multipurpose-by-design per lo sviluppo di capacità militari a molteplice scopo, in grado di supportare le Forze armate”, ha annunciato il ministro. A tal proposito, “sarà necessario creare e integrare competenze specialistiche avanzate nel settore industriale”, creando “centri di competenza ad alta specializzazione costituiti da università, ricerca e industria” che “dovranno favorire il trasferimento tecnologico e l’innovazione nei processi produttivi, nei prodotti e nei modelli di business derivanti dallo sviluppo, adozione e diffusione delle tecnologie abilitanti”. Tra queste, particolare attenzione a Intelligenza artificiale, big data, data cloud, Internet of Things, Block Chain e cyber-security. A quest’ultima, il ministro ha dedicato un focus specifico, un dossier di cui dovrà occuparsi in particolare il sottosegretario Angelo Tofalo, che ha chiesto la delega a proposito. Tali centri di competenza saranno sovraintesi da “una centrale operativa all’interno del ministero”, che avrà anche il compito di supportare le pmi, le università e il mondo della ricerca.

RIVALUTARE LE MISSIONI INTERNAZIONALI

Chiarito definitivamente il concetto di “rivalutazione” delle missioni internazionali previsto dal contratto di governo. Nessun ridimensionamento unilaterale della postura militare: “Nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, l’Italia manterrà il proprio ruolo di primo piano e proseguirà il suo sforzo per dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che oggi ci troviamo di fronte”. Certo, i vari impegni saranno valutati “sulla base dell’interesse nazionale”, a partire dalla missione in Afghanistan “una tra le missioni il cui contingente andrà rivisto a livello quantitativo concertando gli avvicendamenti con gli alleati”, probabilmente passando da 900 a 700 unità come già previsto dal precedente esecutivo.

IL PROGRAMMA F-35 ANCORA IN VALUTAZIONE

Prosegue, infine, “la valutazione” della partecipazione italiana al programma F-35. “Ho chiesto una valutazione approfondita agli uffici tecnici competenti che tenga conto delle esigenze capacitive delle nostre Forze armate, dell’indotto occupazionale connesso, delle potenziali ricadute imprenditoriali e di ulteriori variabili utili allo scopo di determinare una riflessione esaustiva sul dossier.”, ha chiarito il ministro. Prima del responso degli uffici, ha rimarcato Trenta, “qualsiasi valutazione politica, malgrado le nostre perplessità siano tutt’oggi persistenti, rischierebbe di apparire superficiale, approssimativa e incauta”.


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