Un’infrastruttura spaziale di sensori e intercettori, e droni laser per colpire le minacce nella fase iniziale nel volo. Sono queste le tecnologie su cui punta il Congresso per aumentare la difesa statunitense dai missili balistici, a fronte dei numerosi sforzi di Russia e Cina nel campo dell’ipersonico. Nel budget per il 2018, Capitol Hill ha destinato alla Missile Defense Agency (Mda) 11,5 miliardi di dollari, ben 3,6 in più rispetto alla richiesta dell’amministrazione Trump. Per il 2019, il National defense authorization act (Ndaa) fresco di approvazione da parte della Camere e in attesa dell’adozione da parte del presidente, ha ribadito gli ingenti finanziamenti, con indicazioni maggiori circa le capacità da sviluppare.
UN’ARCHITETTURA SPAZIALE
Ancora una volta il Congresso si è dimostrato particolarmente attento alla difesa missilistica, anche a fronte della titubanza del Pentagono e della stessa Mda su alcuni temi spesso considerati troppo visionari, primo fra tutti, il progetto di creare un’architettura spaziale di sensori e intercettori per i missili balistici. Completamente assente nella richiesta dell’Agenzia per il 2019, il piano è stato reinserito dai legislatori, rispolverando l’idea di uno “Scudo spaziale” di reganiana memoria. Secondo gli esperti, una struttura extra-atmosferica di sensori permetterebbe un monitoraggio più accurato rispetto alle strutture di terra, soprattutto nell’individuazione delle minacce già nella loro prima fase di volo. Ciò doterebbe i sistemi di difesa, nazionali e regionali, di maggiore letalità.
LA SPINTA DEL CONGRESSO
Come riporta DefenseNews, nell’autorizzazione dei programmi per il 2019, il Congresso invita l’Mda a preparare un piano in tempi brevi per l’architettura spaziale, che dovrà poi essere sottoposto alle Camere per lo stanziamento effettivo dei fondi. Nella versione dell’Ndaa del Senato, si prevedeva inoltre che il progetto dovesse essere sviluppato dall’Agenzia in collaborazione con l’Air Forca e con la Darpa, l’agenzia che si occupa dei progetti di ricerca militare avanzata. Dopo la negoziazione con la Camera, la versione finale dell’Ndaa prevede un progetto che sia compatibile con i lavori della Darpa. Tutto ciò, a fronte della ritrosia sul tema dell’Mda, concentrata ancora molto sulle infrastrutture di terra (sta lavorando su due nuovi radar nel Pacifico), e palesatasi nella lentezza di sviluppo dei progetti spaziale, tre in particolare: lo studio su payload che possano colpire le minacce nella loro fase extra-atmosferica; l’integrazione di un sistema sensoristico multi-spettrale a bordo di un drone per testare sviluppi futuri; e test su dimostratori di sistemi per tracciamento e sorveglianza (Stss). Secondo gli esperti ripresi dal sito specializzato statunitense, ciò non basta.
IN ATTESA DELLA MISSILE DEFENSE REVIEW
Il Pentagono potrebbe comunque dare ulteriore spinta al tema nell’attesissima Missile Defense Review (Mdr), il documento strategico che riorganizza e riorienta l’intera difesa missilistica statunitense. Attesa inizialmente per febbraio, poi per maggio, la Review non è ancora stata rilasciata. Sulla scia dei documenti strategici che l’hanno preceduta (la National security strategy, la National defense strategy e la Nuclear posture review), l’Mdr dovrebbe concentrarsi su un doppio livello di adattamento: la competizione globale con Cina e Russia, che sulla balistica stanno investendo parecchio; e la capacità di intervenire a livello regionale in scenari circoscritti. Ad ogni modo, i ritardi sul suo rilascio stanno aumentando la suspense, e sono in molti a chiedersi se la Revisione sconvolgerà la tradizionale postura missilistica americana (tra questi anche il think tank Brooking). Per ora, non sembrano esserci segnali in tal senso.
LASER DAI DRONI
In ogni caso, il Congresso sembra tirare dritto sulla necessità di aumentare le capacità di difesa missilistica. Nel budget per l’Mda sono previsti 50 milioni di dollari per lo sviluppo di un laser da installare a bordo di veicoli aerei senza pilota (Uav) per permettergli di neutralizzare missili balistici e da crociera nella fase iniziale del volo, quella in cui sarebbe più facile colpirli. Il programma era già presente nell’Ndaa del 2018, ed è ora stato ribadito anche nell’autorizzazione per il prossimo anno fiscale. Anche in questo caso, per nuovi stanziamenti su eventuali sviluppi successivi è richiesto un ulteriore passaggio a Capitol Hill.
LE MOSSE DI CINA E RUSSIA
Tutto questo è alimentato dai timori relativi agli sforzi di Pechino e Mosca, che negli ultimi mesi si sono dimostrate particolarmente attive sul fronte della missilistica (qui un approfondimento sul tema). A marzo, la Russia ha testato sia il missile da crociera ipersonico “invincibile” (il Khinzal, letteralmente pugnale) annunciato da Putin solo pochi giorni prima, sia il missile balistico più che intercontinentale Satan 2, il cui nome descrive bene le potenzialità di un vettore a gittata pressoché illimitata e dotato di tecnologia Mirv (testate multiple e indipendenti, da 10 a 24). Lo scorso novembre, la Cina ha invece mostrato al mondo il DF-17, un missile balistico a planata ipersonica (Hgv), in grado cioè di superare l’atmosfera, rientrarvi a un angolo più stretto rispetto ai missili balistici tradizionali, e dunque di volare in planata spostando e rendendo più imprevedibile la parte finale della balistica, il tutto a velocità ipersonica, superiore a Mach 5.