Il presidente di Telecom, Franco Bernabè, ne ha per tutti. L’integrazione tra il gruppo e 3Italia del tycoon di Hong Kong Hutchinson Whampoa sarebbe un’opportunità da cogliere, così come lo spin-off della rete con l’ingresso della Cdp, che eviterebbe l’intervento del governo con la golden share. Anzi, a beneficiarne sarebbe il Paese e i clienti stessi, che vedrebbero un’accelerazione del piano industriale sulle reti previsto dal gruppo.
In fondo, se la società italiana non naviga in buone acque, ha spiegato Bernabè, dipende anche dal fatto di essere rimasti troppo legati alla realtà italiana. E le critiche mosse alla sua gestione del gruppo? Bernabè ha sottolineato le colpe di chi ha guidato la società prima di lui e si è mostrato deciso: “Risponderò con i fatti”, ha detto, e i fatti sono chiari. Se non le ha già il mano, le chiavi di Telecom per Li Ka Shing comunque sono già pronte. Poco spazio per i soci di Telco e per la spagnola Telefonica.
Le opportunità da cogliere
Per superare la crisi del settore tlc e più in generale per uscire dal clima economico che non da’ segno di migliorare servono azioni di discontinuità. Così Bernabè ha spiegato i due progetti su rete fissa (la separazione della Rete) e mobile (l’integrazione con 3 Italia). Le due operazioni straordinarie ”rappresentano importanti opportunità che potrebbero migliorare le prospettive di entrambi i settori”.
Nel futuro di Telecom c’è una “sfida ambiziosa” che ha l’obiettivo di fare della società “un gruppo leader del nuovo mercato digitale”, ha sottolineato l’ad Marco Patuano.
Le sinergie industriali del deal con Hutchinson Whampoa
L’integrazione tra Telecom e 3 Italia “se realizzata a valori che rappresentino in modo corretto l’effettivo apporto delle due società presenta delle sinergie industriali”, ha aggiunto. Sinergie che “comportano riduzioni di costo in termini di strutture commerciali e di sviluppo delle reti Lte, a cui si aggiungono i benefici di bacini di clientela complementari”.
Puntare sull’internazionalizzazione
Il rendimento complessivo del titolo Telecom negli ultimi anni “è stato negativo”. Secondo il presidente Bernabè, Telecom “è stata penalizzata più di altri per l’elevata percezione del rischio associata all’esposizione del gruppo sul mercato italiano”.
I vantaggi dello spin-off e dell’accordo con la Cdp
La partnership con la Cassa depositi e prestiti sulla rete consentirebbe “una significativa accelerazione” dello sviluppo delle reti di nuova generazione. “Il possibile accordo con Cassa depositi e prestiti – ha spiegato – comporterebbe il vantaggio rappresentato dal fatto che le risorse finanziarie apportate da Cassa depositi e prestiti consentirebbero una significativa accelerazione dei piani di sviluppo delle reti di nuova generazione previsti nel piano industriale di Telecom Italia”.
“La strada che stiamo esaminando per cogliere le opportunità e i vantaggi offerti dai nuovi scenari regolamentari – ha spiegato – è rappresentata dal progetto di separazione della rete, con riferimento al quale il cda dell’11 aprile ha dato mandato di definire il percorso operativo di fattibilità, passaggio assolutamente indispensabile per proseguire la trattativa in corso in merito a una possibile partnership con Cdp”.
La valorizzazione della rete
“Riteniamo – ha concluso Bernabè – che la riduzione di incertezza regolamentare e modalità di fissazione dei prezzi all’ingrosso in grado di migliorare la redditività dei servizi di accesso, consentirà di cogliere a pieno il grande valore implicito della nostra rete”.
Stroncate le critiche sulla gestione
Nelle critiche e nelle sollecitazioni di Marco Fossati (secondo azionista di Telecom) ”colgo insoddisfazione e l’invito a fare più e meglio” e ”ho la consapevolezza di dover rispondere con fatti e risultati”, ha sottolineato Bernabè in assemblea ricordando che nella sua gestione ha di contro scelto ”di non usare scorciatoie finanziarie”. A simili scorciatoie usate in passato fa riferimento, come al riacquisto delle minorities di Tim, e addebita alcuni problemi della società.
L’autopagella
“Gli ultimi 5 anni sono stati caratterizzati dal ritorno a una gestione prudente, dall’attenzione ai principi etici e dal conseguimento di risultati solidi e duraturi in grado di garantire una maggior sostenibilità complessiva”. Telecom ”avrebbe potuto attraversare la crisi con minori preoccupazioni e difficoltà se non avesse dovuto contestualmente affrontare una situazione di debolezza patrimoniale e finanziaria determinata da operazioni compiute negli anni precedenti e finalizzate a preservare la catena di controllo della società senza un impegno finanziario coerente con le dimensioni della società medesima”.
Le richieste dei piccoli azionisti di Asati
Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom, ha proposto invece una mozione di modifica dello Statuto, per avere un ruolo maggiore nella governance del gruppo. Asati vorrebbe introdurre ”norme coerenti con un assetto azionario a larga diffusione, in particolare un sistema ‘duale’ che preveda un Consiglio di Gestione e un Consiglio di Sorveglianza, entrambi eletti con criterio proporzionale alle quote azionarie”. Asati ha chiesto anche che sia ”assicurata la presenza di un componente espresso dalle associazioni di azionisti, regolarmente accreditate presso la Consob, (con un minimo di 1.000 associati ) e anche la modifica dell’articolo 22 dello statuto che regola la cosiddetta ‘golden share'”.