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Onore a John McCain, il senatore dalla parte degli Usa. Sempre

Di Antonio Funiciello
mccain

John McCain era un uomo libero, un Americano, un senatore degli Stati Uniti e un Repubblicano, in questo preciso ordine. Lyndon Johnson parlava di sé in questo modo, con la parola “democratico” al posto ovviamente della parola “repubblicano”. Ma ancorché la frase sia di LBJ, la definizione vale molto più per Maverick. Più che a Johnson, difatti, a McCain capitò d’essere in disaccordo col suo partito. E, nonostante questo, egli incarnò lo spirito liberal conservatore del Grand Old Party molto più di schiere di fedelissimi repubblicani.

Impossibile, per chiunque abbia seguito un po’ seriamente la vicenda politica americana negli ultimi trent’anni, non essersi imbattuto in McCain. Non c’è stato grande tema di orientamento generale, culturale, politico o militare, nei confronti del quale McCain non abbia preso la sua posizione. Non si è mai nascosto tra i banchi della Camera o del Senato. È stato uno degli interpreti più autentici della dialettica democratica americana.

Il suo eroismo, in America, è uno dei modelli del “my country, right or wrong”. Una delle radici più antiche e profonde della coscienza americana. Una delle cose più incomprensibili per chi è nato in Europa. Non a tutti è tributato l’insieme di onori che l’intera comunità politica statunitense – con la piccolissima eccezione del Presidente in carica – sta rendendo a McCain. L’istinto che unisce quasi tutti, Trump escluso, nel piangere Maverick è figlio della consapevolezza che il senatore dell’Arizona è sempre stato dalla parte dell’America. Anche quando ha commesso errori. Errori in parte riconosciuti, in parte meno.

Il suo sogno mancato è stata la Casa Bianca, verso la quale la strada gli fu sbarrata, la prima volta, da Bush figlio alle primarie repubblicane del 2000, e la seconda dalla storia con la “s” maiuscola, con l’elezione del primo presidente di colore alle presidenziali del 2008. La sua grande passione è sempre stata la politica estera. E questo è il terreno sul quale si scatenano contro McCain gli odi cialtroni degli haters da social network e gli odi colti degli intellettuali antiamericani di casa nostra.

McCain credeva nel ruolo degli Stati Uniti come guida del mondo libero e democratico e credeva nella necessità della difesa dei suoi confini liberi e democratici. Per questo, durante la campagna per il referendum britannico, ha parlato espressamente contro Brexit. E, sempre di recente, non ha perso occasione per sostenere l’indipendenza dell’Ucraina dalla sfera d’influenza russa. E, ancora più importante, John McCain è tra i pochissimi politici americani che non ha mai smesso di dire chiaramente: «I trust the European Union».

Negli anni obamiani, in cui gli Stati Uniti si sono ritirati dal mondo e si sono per lo più rinchiusi nei confini nazionali, McCain ha continuato a sostenere che l’America deve riconquistare un forte ruolo di leadership all’interno dei grandi scenari mondiali. Anche in quelli più difficili. Anche a rischio di fare altri errori. Pena l’inesorabile avanzamento di leadership globali da parte di nazioni che, di democratico, hanno poco o niente.

Due anni fa, rendendo onore a Delmer Breg, l’ultimo americano che combattè nella guerra civile spagnola contro Franco e il fascismo, McCain ribadì i valori del suo credo interventista. Qui sul sito del New York Times, si può leggere il suo intervento integrale. Poco importa se l’ultimo combattente americano in Spagna contro la tirannia fosse un comunista non pentito. Aveva combattuto per la libertà. Tanto al senatore McCain bastava e avanzava per tenere il suo elogio funebre.

Questa la conclusione dell’elogio: «Non credo nella maggior parte delle cose in cui credeva Delmer Breg, eccetto questa. Io credo, come scrisse John Donne, che “nessun uomo è un’isola, intero in se stesso”. È piuttosto “un pezzo del continente”. E credo anche che “ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io sono parte dell’umanità”. Così era Delmer Breg. Non aveva bisogno di chiedere per chi suona la campana. Sapeva che suonava per lui». E così era John Sidney McCain III. Sapeva che quella campana continua a suonare, ogni giorno, per ognuno di noi.

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