Tutto è pronto. Domani mattina, alle 10, si riunirà il Parlamento in seduta comune che avvierà le votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Quello che succederà a Giorgio Napolitano sarà il dodicesimo Presidente della storia, dopo
Enrico De Nicola (1948), Luigi Einaudi (1948-1955), Giovanni Gronchi (1955-1962), Antonio Segni (1962-1964); Giuseppe Saragat (1964-1971); Giovanni Leone (1971-1978); Sandro Pertini (1978-1985); Francesco Cossiga (1985-1992); Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999); Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) e Giorgio Napolitano.
Il Parlamento sarà formato dai cosiddetti 1007 ‘grandi elettori’, composti dai 630 deputati, 316 senatori eletti, 4 senatori a vita e 58 rappresentanti delle venti Regioni italiane.
L’articolo 85 della Costituzione stabilisce che trenta giorni prima della scadenza del termine del mandato settennale di durata del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera convoca il collegio elettorale per l’elezione del nuovo Presidente. Il mandato del Presidente della Repubblica Napolitano cesserà il 15 maggio 2013 e, pertanto, il Presidente della Camera, il 15 aprile 2013, ha diramato la convocazione per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Con ogni probabilità (e come da precedenti) Napolitano lascerà però in anticipo il Colle con dimissioni tecniche, una volta eletto il suo successore.
Il ruolo di Laura Boldrini
A presiedere le votazioni e gli scrutini sarà la neo presidente di Montecitorio Laura Boldrini: è infatti la presidente della Camera a svolgere le funzioni di presidente del Parlamento riunito in seduta comune, mentre al presidente del Senato spetta la supplenza del Capo dello Stato, in caso di assenza o dimissioni del presidente.
Larghe convergenze almeno all’inizio
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo a scrutinio segreto, (articolo 83 della Costituzione). Nei primi tre scrutini è però richiesta una larga maggioranza, i due terzi dell`Assemblea; (672) dal quarto è sufficiente la maggioranza assoluta dell’Assemblea, (504 voti). Per i primi tre giorni di votazione sono previsti due scrutini al giorno. Il che significa che, in assenza di accordi trasversali, il centrosinistra sarà in grado di eleggere da solo il presidente a partire dalla seconda votazione di venerdì.
Al Quirinale può essere eletto ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici (art. 84 Cost.). Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione davanti al Parlamento in seduta comune (art. 91, Cost.). La cerimonia del giuramento avviene solitamente dopo qualche giorno dalla elezione e da quel momento ha inizio il mandato presidenziale. Napolitano ad esempio è stato eletto il 10 maggio 2006, ha giurato e si è insediato il 15 maggio.
Week end di lavoro
L’elezione del Capo dello Stato terrà impegnato il Parlamento per tutto il fine settimana. Nel caso infatti il Parlamento non dovesse raggiungere un risultato nella prima votazione prevista per domani alle 10, una nuova seduta sarà convocata nel primo pomeriggio intorno alle 15. Se necessario le votazioni proseguiranno anche nel week end, due al giorno.
La conferenza dei capigruppo di Camera e Senato ha stabilito che a votare per primi durante la seduta del Parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica saranno i senatori, seguiti dai deputati e dai delegati regionali. Per ciascuna ‘categoria’ le chiame saranno due e l’ordine sarà rigorosamente alfabetico. Saranno considerati dispersi i voti che hanno registrato meno di due preferenze e non si darà lettura del contenuto delle schede nulle, vale a dire di quelle schede che contengono ad esempio espressioni scurrili o che contengono più di un nome.