Conoscere la lobby dal punto di vista delle Istituzioni e dal punto di vista del lobbista è certamente utile a capire come fare meglio l’uno e l’altro mestiere. Ma è anche utile per sviluppare un sesto senso: quello che porta a distinguere il lobbista professionale da quello che, dietro alla parola lobby, nasconde opache intenzioni, o semplicemente poca preparazione.
Lorenzo Malagola, intervistato per la serie video Lobby Non Olet, ha raccontato a Telos A&S come, nel tempo, si sia fatto un’idea della buona e della cattiva lobby. Malagola ha lavorato da entrambe le parti: ieri come capo della segreteria tecnica di due ministri; oggi come lobbista per Nexi, gruppo che si occupa di pagamenti digitali. La visione di Malagola è resa ancora più completa dal suo ruolo di segretario generale della Fondazione De Gasperi.
“Per me, quella con i lobbisti, è stata un’esperienza arricchente, perché ogni volta mi ha portato un punto di vista nuovo, che non avevo considerato. […] con i lobbisti, riuscivo ad acquisire informazioni e una visione più completa del dossier che avevo di fronte a me” afferma Lorenzo Malagola.
E ora veniamo al vaccino. Chi lavora dalla parte del decisore pubblico deve porsi il problema di come intercettare i finti lobbisti, quelli pericolosissimi, cioè i faccendieri che cercano solo privilegi e favori, o i cialtroni, quelli che vendono i loro contatti e fissano solo appuntamenti. Come riconoscerli e tenersi alla larga, prima ancora che scatti la fase delle promesse e delle richieste illecite? Il primo campanello d’allarme è la competenza. Generalmente, il vero lobbista è una persona che ha studiato, perché sa di non poter contare su altro che la solidità delle proprie argomentazioni. Malagola chiarisce il concetto: ”Basta scendere nei particolari, andando su un piano tecnico. Un lobbista capace sa arrivare fino al particolare, spiegare la virgola, ricondurre il dettaglio al quadro più ampio di una decisione da prendere”.
Un metal detector dell’onestà che si basa sulla competenza. Mi piace.