La norma inserita all’art. 9 comma 1 del Decreto che sui pagamenti dei debiti della Pa verso i fornitori ha il sapore di un inganno per gli imprenditori che sono sempre stati puntuali con il fisco.
Infatti la novella reca una disparità inaccettabile tra i soggetti che possono ottenere il pagamento di quanto da loro vantato a titolo di crediti maturati al 31.12.2012 nei confronti delle pubbliche amministrazioni, tramite l’istituto della compensazione. Infatti, al comma 1, si stabilisce che possano accedere alla compensazione solo coloro che hanno un contenzioso con il fisco e che lo definiscono mediante alcuni strumenti deflattivi del contenzioso, “dimenticando” il c.d. “ravvedimento operoso” e il pagamento effettuato a seguito di ricevimento dei cc.dd. “avvisi bonari” (strumenti che consentono a chi abbia commesso omissioni o irregolarità di sanarle o spontaneamente prima che l’amministrazione finanziaria le abbia rilevate o in una fase propedeutica all’accertamento vero e proprio). Più in generale, si esclude dalla compensazione chi vantando dei crediti – pur avendo sempre puntualmente versato quanto dovuto al fisco – non potrà avvalersi dei presunti benefici di questo decreto per ottenere quanto di diritto.
Una discriminazione, con evidenti profili di incostituzionalità, che dovrebbe essere risolta anche perché, sarebbe quanto mai opportuno estendere la possibilità di utilizzare i crediti vantati dal contribuente, ancorché attraverso il farraginoso ottenimento della certificazione del credito da parte dell’amministrazione interessata, per compensare i crediti tributari e previdenziali correnti, cioè anche quelli intervenuti nel corso del 2013.
Sul fronte del settore della distribuzione dei carburanti basta pensare che le imprese del settore sulle forniture alla Pa hanno già versato in anticipo le accise allo Stato (che grossomodo corrispondono al 60% dell’importo esposto in fattura) per rendersi conto di quanto il sistema sia squilibrato. Infatti, in questo modo, le aziende oltre ad aver anticipato le accise, surrogano una funzione che non gli appartiene: fungono da banche finanziatrici nei confronti dello Stato stesso.
Le forze politiche già da martedì 23, avranno la responsabilità di rispondere al Paese reale, apportando le dovute correzioni al decreto estendendo la possibilità di compensare i crediti della Pa con debiti tributari e previdenziali e non limitare questa possibilità soltanto ai debiti generati da meccanismi deflativi del contenzioso tributario. Lo faranno nell’interesse del Paese che produce?