Romano Prodi non ce l’ha fatta. Il candidato scelto dal centrosinistra poteva sulla carta se non raggiungere almeno sfiorare il quorum di 504 voti richiesto. Con la votazione all’unanimità all’assemblea Pd e i voti assicurati da Sel al Professore, i voti del centrosinistra, 496, sarebbero dovuti esserci tutti. E invece così non è stato: Prodi si è fermato a 395 preferenze. Sono quindi 101 i franchi tiratori.
E la domanda sorge spontanea: chi, complice il segreto dell’urna, ha scelto di tradire il prescelto? Sel mette le mani avanti: “Tutti i nostri voti sono andati a Romano Prodi ed erano ‘segnati’, sono andati tutti a Romano Prodi”, spiega il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore. E la capogruppo al Senato Loredana De Petris accusa: “Quarantaquattro voti in più a Stefano Rodotà, contrassegnati sulla scheda con ‘S.Rodotà’, un numero che corrisponde a quello dei parlamentari di Sel, in modo da far ricadere su deputati e senatori del partito di Vendola una parte della responsabilità per la mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale. Una operazione vergognosa, organizzata scientificamente da dentro il Pd da chi non ha il coraggio e si nasconde cercando di far cadere su altri la responsabilità”.
Il problema è quindi tutto interno al Pd. La caccia ai traditori è già partita e Pier Luigi Bersani ha convocato i suoi a Montecitorio per fare il punto sulla situazione.
I numeri parlano chiaro e quelli della quarta votazione dicono che il candidato a 5 Stelle Stefano Rodotà ha preso 213 voti, 51 in più rispetto a quelli dei grillini. E da dove possono arrivare se non dal Pd dunque?
Tutto un’altra volta da rifare dunque e l’appuntamento è per domani è alle 10.Grillo ha già fatto il suo pronostico: “Vincerà Rodotà”.