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Dove e quando è nata l’implosione del Pd di Bersani

Ha una data d’inizio la straordinaria implosione del Pd che oggi ha visto l’intera segreteria dimettersi? Probabilmente sì: è il primo agosto 2012, quando Bersani annunciò l’alleanza con Vendola. E lo fece proprio nel giorno in cui Monti si recò in visita in Finlandia per convincere il Governo di Helsinki, più rigorista di quello tedesco, che l’Italia era determinata a procedere sulla via del risanamento.

Perché Bersani, il più leale sostenitore di Monti, decise di allearsi con Vendola, che di Monti era all’opposizione? Probabilmente per due ragioni.

La prima è il vecchio complesso comunista di “non avere nemici a sinistra” e dunque l’alleanza con Vendola serviva a disarticolare la nascita di un temibile partito alla sinistra del Pd: operazione miope, che ha aperto una prateria alle scorribande dei grillini.

La seconda ragione era più “domestica”: utilizzare Vendola in funzione anti-Renzi. E in effetti i voti di Vendola sono stati utili a Bersani per sconfiggere Renzi al secondo turno delle primarie.

Resta il fatto che Bersani, alleandosi con Vendola, ha indebolito il governo Monti per un disegno di potere personale. E oggi ne paga il fio. Sarebbe stata possibile una strada diversa? Forse sì: se Bersani non si fosse alleato con Vendola, forse si sarebbe potuto alleare alle elezioni con i centristi (con o senza Monti candidato). Ci sarebbe stato un partito più forte alla sinistra del Pd, che avrebbe diviso i voti di protesta con Grillo.

Probabilmente il Pd avrebbe perso militanti ed elettori a sinistra, ma ne avrebbe trattenuti e conquistati al centro (per esempio Ichino). Soprattutto, Bersani avrebbe scelto di far diventare il Pd un vero partito riformista e non una forza ibrida, mezzo comunista e mezzo riformista, dove far convivere a forza culture politiche e personalità opposte. E forse oggi il panorama parlamentare sarebbe diverso.

Paolo Mazzanti

direttore di Tm News



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