Ero davanti ad alcune fotografie. Quelle raccolte nel libro che è il catalogo della retrospettiva su Robert Capa che avevo visitato qualche tempo fa a Palazzo Reale a Torino. Sfogliavo distrattamente il catalogo quando m’imbatto su di una foto che colpisce la mia attenzione. La foto ritrae bambini che giocano sulla neve. L’istante che la foto cattura li ritrae, ciascuno, in una posa diversa. Sono la rappresentazione della spensieratezza, della gioia di vivere, dell’assenza di pensieri. Dell’avvenire. Sono i bambini di Hankou al tempo della guerra tra la Cina e il Giappone.
Mi chiedo se la fotografia, come la pittura, colga un istante lasciando all’osservatore il compito di costruire il messaggio o è il fotografo, l’artista, che fissa quell’istante per lanciare un messaggio.
Mentre ero che cercavo di smorfiare questo dilemma, dato che il cervello, per fortuna, va per i fatti suoi a prescindere della volontà di dove alberga, mi viene alla mente un quadro di Pieter Bruegel. Il vecchio. Recupero di Bruegel un vecchio libro e cerco il dipinto. Eccolo, si tratta di una veduta da lontano di un certo numero d’individui che giocano, anche loro, sul ghiaccio tra la neve. Guardo attentamente il quadro del fiammingo ed ecco che mi si mostra la chiave di lettura.
Il fuoco dell’obiettivo Bruegel non è sugli uomini che giocano sul ghiaccio tra la neve ma su di uno sparuto numero di uccelli che sembrano giocare, anch’essi, tra la neve attorno a una trappola. Una trappola per uccelli.
Sono gli uccelli e la trappola che li insidia gli elementi in primo piano, sulla destra del quadro. Ecco il dettaglio rivelatore. Se gli uccelli sono messi in primo piano, vuol dire che uomini, bambini, uccelli possono essere assimilati.
E l’istante non è scelto a caso. All’osservatore è lasciata una qualsivoglia interpretazione, ma è l’artista che tra i colori deposita il significato recondito e vero.
Uomini, bambini, uccelli giocano. Il complemento a uno della spensieratezza è l’essere ignari. I bambini di Capa, gli uomini e gli uccelli di Bruegel non hanno consapevolezza di un passato che ne condiziona il futuro. Non hanno memoria e pertanto giocano. Sono gli ignari gli uccelli del pericolo imminente, vicino, prossimo. E ignari sono gli uomini così come i bambini della ferocia degli altri uomini, dei soprusi che altri uomini stanno per arrecargli. Trappole vicine, i agguato come quella in primo piano, lì a destra del “Paesaggio Invernale” di Pieter Bruegel il Vecchio.
Per Capa come per Bruegel, la vita umana è scivolosa. Il quadro del fiammingo è un ammonimento inviato con il linguaggio dell’arte che vede e sente prima. Come il fiocco, lì davanti, che fa muovere impercettibilmente la prua al variare del vento.
Come fare per sentirsi meno indifesi ? Ancora Bruegel. Ancora sulla destra del quadro, ma questa volta in alto, sui rami. Il corvo.
Ecco un altro ammonimento. Bisogna continuamente saper trovare un punto di vista diverso, fuori dal coro e provare a decostruire la realtà per smorfiarne le trappole e le insidie.