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Il festival romano di musica ed arte sacra è quasi maggiorenne

Il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra è quasi maggiorenne. La diciasettesima edizione accoglie musicisti provenienti da tutto il mondo per portare la musica nei luoghi sacri di maggior bellezza di Roma e del Vaticano: la Basilica di San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore e San Giovanni il Laterano ospiteranno il 31 ottobre e poi dal 10 al 14 novembre sei appuntamenti – come sempre a ingresso libero, alcuni settori saranno riservati ai sostenitori del Festival – in cui protagonista sarà la musica sacra: dai più antichi canti orasho della tradizione cattolica giapponese alla musica corale russa, dal repertorio più “classico” e dai forti richiami spirituali come il Requiem di Verdi, la Messe solennelle de Sainte-Cécile di Gounod, la Quarta Sinfonia di Mahler e la Nona Sinfonia di Beethoven, alla prima assoluta So That The World May Believe del norvegese Kim André Arnesen.

Promosso come sempre dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, quest’anno il Festival sarà dedicato a Paolo VI di cui si è appena celebrata la canonizzazione, pontefice che ha sempre sostenuto l’arte in tutte le sue forme: “La musica, la più immateriale e arcana espressione d’arte, che può avvicinare l’anima fino ai confini delle più alte esperienze spirituali, ha la sua grande parola da dire anche davanti al mondo di oggi; ha il compito tremendo e affascinante d’interpretarne le aspirazioni, le inquietudini, il brivido di assoluto; di placarne con un messaggio di serenità le oscure crisi di pensiero e di sentimento; di temperare l’aridità e il freddo, in cui lo possono avvolgere i pur raffinati strumenti del suo tecnicismo; ha una missione da svolgere in nome dei valori umani più alti e veri e duraturi, quasi per una propedeutica alle ardue conquiste dello spirito”, con queste parole Paolo VI si rivolgeva ai professori e alunni del Conservatorio musicale di Milano nel 1965. Nel solco di questo pensiero, profondo e ancora oggi così attuale, saranno chiamati a raccolta musicisti di spessore internazionale, oltre 650 fra complessi orchestrali e corali, direttori e solisti: a partire dai Wiener Philharmoniker quest’anno in formazione da camera, orchestra in residence del Festival fin dal suo nascere nel 2002, fra le più celebri al mondo, attesi il 13 novembre a San Paolo fuori le Mura con la Quarta Sinfonia di Mahler, così come celebre è il Wiener Singverein che insieme alla Philharmonie der Nationen diretta da Justus Frantz chiude il Festival con la Nona di Beethoven. Nell’ambito del cammino ecumenico che la Fondazione propone attraverso la musica e la presenza di complessi artistici provenienti del mondo ortodosso e protestante, significativo sarà il concerto d’apertura e la presenza del Coro Statale della Cappella San Pietroburgo diretto da oltre quarant’anni da Vladislav Chernushenko. Gradito ritorno infine per i giapponesi dell’Illuminart Philharmonic Orchestra e Illuminart Chorus, presenza ormai stabile e molto apprezzata della manifestazione, guidati con mano salda da Tomomi Nishimoto.

L’inaugurazione del Festival mercoledì 31 ottobre alla Basilica di San Paolo fuori le Mura viene dunque affidata a due giovani formazioni, per la prima volta ospiti del Festival, provenienti da paesi di continenti diversi, di tradizione religiosa principalmente protestante, che si ritrovano unite attraverso la musica nel giorno in cui cade la Festa della Riforma: sono i norvegesi del complesso strumentale TrondheimSolistene e, dal Minnesota, il Together in Hope Choir, che raccoglie sessanta voci provenienti dai più importanti cori statunitensi. Eseguiranno due pezzi del norvegese Kim André Arnesen, fra i nuovi talenti del panorama musicale scandinavo, particolarmente apprezzato per il repertorio di musica sacra e corale contemporanea: il mottetto So That The World May Believe in prima esecuzione assoluta e dedicato a Papa Francesco, e in prima europea la Holy Spirit Mass composta nel 2017 per i cinquecento anni della Riforma protestante e i 50 anni del dialogo cattolico-luterano.

Il Festival entra nel vivo sabato 10 novembre, alla Basilica di San Pietro in Vaticano, con una Elevazione spirituale affidata alla musica della Messe solennelle de Sainte-Cécile di Charles Gounod, eseguita la prima volta nel 1855 a Parigi e di cui rimase celebre quanto ne scrisse Camille Saint-Säens, che ne lodò “la semplicità, la grandeur e la luce purissima che sembra diffondere i suoi raggi come l’alba su un nuovo mondo”. A interpretarla i solisti e i complessi giapponesi dell’Illuminart Philharmonic Orchestra and Illuminart Chorus, diretti da Tomomi Nishimoto. A seguire la Santa Messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri, impreziosita dagli antichi canti orasho, testimonianza musicale delle prime comunità cristiane in Giappone, e dagli interventi musicali della Coro Statale della Cappella San Pietroburgo diretto da Vladislav Chernushenko.

Domenica 11 novembre saranno gli stessi complessi musicali giapponesi, questa volta a San Paolo fuori le Mura, a confrontarsi con uno dei massimi capolavori della musica sacra di tutti i tempi, qual è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi composta, com’è noto, nel 1874 per il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, per cui il musicista nutriva profonda ammirazione. Giapponesi anche le voci soliste, con Misaki Takahashi (soprano), Takako Nogami (mezzosoprano), Naoki Nizuka (tenore) e Takashi Masu (baritono). Il concerto sarà dedicato a don Luca Pellegrini, amico della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, acuto giornalista e uomo di cultura, collaboratore per oltre dieci anni del Festival.

Aperto da sempre alle tradizioni musicali sacre degli altri paesi, per la prima volta il Festival ospita il Coro Statale della Cappella San Pietroburgo, formazione le cui origini risalgono al 1479, oggi uno dei Cori più celebri di tutta la Federazione Russa diretto da oltre quarant’anni da Vladislav Chernushenko. L’appuntamento è per lunedì 12 novembre alla Basilica di Santa Maria Maggiore in un concerto di grande suggestione dedicato all’antica musica corale e spirituale russa.

E atteso come ogni anno è il concerto dei Wiener Philharmoniker, quest’anno presenti al Festival in formazione da camera. A San Paolo fuori le Mura martedì 13 novembre eseguono la Sinfonia n. 4 in sol maggiore per orchestra e soprano solo di Gustav Mahler, composta nel 1900 quando il musicista era alla direzione della celebre compagine viennese. Fu Bruno Walter, primo grande interprete mahleriano, a cogliere in essa quell’“anelito struggente di superare l’esistenza umana”, e il “tono raro e commovente” che si alterna, com’è tipico di Mahler, alla musica popolare, all’ironia e alla mescolanza di stili che caratterizza tutta la sua musica. Voce solista sarà Mojca Erdmann fra i più celebri soprani dei nostri giorni, premiata dalla critica e amata dal pubblico dell’opera e della liederistica, “voce dolce e ammaliante” secondo il New York Times capace di spaziare dal barocco al contemporaneo.

Chiusura del Festival mercoledì 14 novembre, nella Basilica di San Giovanni in Laterano affidata a Justus Frantz, figura di spicco nel mondo musicale, che torna al Festival con la Philharmonie der Nationen da lui fondata e formata da musicisti provenienti da ogni parte del mondo, di ogni credo politico e religioso, nella convinzione che il suonare insieme sia anche un messaggio universale di pace e di conoscenza. E non c’è musica migliore come la Nona Sinfonia di Beethoven per esprimere l’anima di questa orchestra. Con loro il Wiener Singverein, formazione corale fra le più celebri al mondo, e i solisti Soojin Moon Sebastian(soprano), Qiulin Zhang (contralto), Paulo Ferreira (tenore) e Germán Olvera (baritono), quattro voci giovani, ma già inserite nel panorama musicale internazionale.



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