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La trasformazione digitale dell’Italia vista da cittadini e imprenditori

Di Paolo Ghezzi
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Francesca ha 45 anni. È sposata, ha un figlio che sta per laurearsi, una casa di proprietà e un mutuo che sta finendo di pagare. Ha un’auto per la famiglia, ha comprato lo scooter al figlio e, per andare a lavoro, ha un abbonamento per i mezzi pubblici. Uno dei genitori, più avanti con l’età, ha bisogno di assistenza medica continua e Francesca se ne fa carico, con tutto quello che serve ad affrontare l’inevitabile burocrazia. Per lei, lo smartphone è un alleato fondamentale per risparmiare tempo e non dimenticare i tanti impegni familiari e personali. La prospettiva di poterli gestire in modo più semplice e veloce attraverso un’identità digitale – grazie al prossimo arrivo della piattaforma io.italia.it – è un traguardo che cambierà certamente in meglio la sua vita.

Una vita come tante, che non finisce qui. Francesca, infatti, è anche un’imprenditrice. Da dieci anni è socia e amministratrice unica della piccola impresa artigiana di famiglia, specializzata in macchinari per l’industria degli imballaggi. Un’azienda ad alto contenuto tecnologico (ha un paio di brevetti nel cassetto e un terzo del fatturato lo fa all’estero) che dà lavoro a 12 persone. Anche come imprenditrice, lo smartphone è ormai un compagno indispensabile.

Oltre a tenerla in contatto con i collaboratori, gestire i consulenti, curare i rapporti con clienti e fornitori, da qualche tempo è diventato il custode di tutte le informazioni che riguardano la sua impresa e l’aiuta a fare meglio il suo lavoro. Qualche mese fa, usando Spid (il Sistema pubblico di identità digitale), Francesca ha aperto il suo cassetto digitale dell’imprenditore sulla piattaforma impresa.italia.it, messa a disposizione dalle Camere di commercio e progettata e realizzata da InfoCamere applicando le linee-guida dell’Agid.

Da allora, ogni volta che le serve la certificazione d’impresa per partecipare a una gara, mostrare il bilancio a un partner in affari, verificare lo stato delle pratiche inviate allo sportello unico per le attività produttive del Comune, con un click (o l’impronta del pollice) può visualizzare, scaricare e condividere con chi vuole i propri documenti ufficiali e aggiornati. Ovunque e senza spendere un euro.

La trasformazione digitale dell’Italia sta prendendo forma intorno a una visione di Pubblica amministrazione che sa di dover superare i limiti della frammentazione, colmare i gap di competenze che ancora esistono al suo interno e premiare le spinte all’innovazione che sa esprimere. Un percorso necessario e possibile, da un lato realizzando una governance ancora più autorevole di questi processi e, dall’altro, investendo sulle esperienze “mature”.

Princìpi come mobile first, once only, digital by design sono ormai entrati nelle norme e nelle linee-guida che regolano i nuovi servizi realizzati dalle Pubbliche amministrazioni. Lo sforzo di armonizzare la progettazione in queste logiche sta generando processi che trovano il loro punto di caduta in piattaforme abilitanti – come già avviene nel caso di impresa.italia.it per i cittadini imprenditori e come presto avverrà per tutte le persone fisiche su io.italia.it – da cui gestire informazioni e servizi attraverso la propria identità digitale.

Raccontare l’innovazione è una sfida affascinante in cui la distanza tra credibilità e insuccesso è ormai istantanea, pari a quella che passa tra un post sui social e il link che lo accompagna: per verificare in diretta se all’annuncio di un nuovo servizio corrispondono semplicità d’uso, utilità, efficacia. Per 170mila imprenditrici e imprenditori italiani, dallo scorso anno il cassetto digitale è una realtà quotidiana. Il loro numero sta crescendo a un ritmo di oltre mille al giorno, ma sono ancora pochi rispetto alla platea dei potenziali 10 milioni tra imprenditori e amministratori di impresa che hanno la possibilità di sfruttare questa corsia preferenziale per entrare nell’economia 4.0.

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