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Se il governo si vergogna delle Forze Armate lo dica chiaramente. Il commento di Andrea Cangini

Di Andrea Cangini

Nel silenzio della Lega, il Movimento 5 Stelle ha superato a sinistra il Partito democratico censurando un video, bello, bellissimo, messo a punto sul finire della scorsa legislatura dal ministero della Difesa per celebrare il 4 novembre, anniversario della Vittoria italiana nella Grande Guerra e, perciò, giornata delle Forze armate. Il motivo? Rischierebbe di accreditare l’idea che il mestiere delle armi si eserciti in guerra. Orrore! Un’idea evidentemente inaccettabile.

Il video ha un impatto drammatico notevole. Immagini forti, realistiche. Immagini accompagnate da una voce narrante che recita “Soldato”, la poesia di George L. Skypeck: “Io sono stato quello che gli altri non volevano essere. Io sono andato dove gli altri non volevano andare… quando giungerà la mia ora agli altri potrò dire che sono orgoglioso per tutto quello che sono stato: un soldato”. Pare che l’allora ministro della Difesa Roberta Pinotti avesse più di qualche riserva, è sicuro che il sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio Vito Crimi ha posto il veto. Il video è stato largamente “edulcorato”. Un’ulteriore, amara, tappa di un percorso cominciato da tempo. Ricordiamo che, anno dopo anno, la parata del 2 giugno è sempre meno “militare” e sempre più “civile”.

Ricordiamo che una mente superiore pensò bene di rimaneggiare l’Inno nazionale in occasione dell’inaugurazione dell’Expo 2015 trasformando il noto “siam pronti alla guerra” nell’ignoto, è un po’ ignobile, “siam pronti alla vita”. Ricordiamo che tre anni fa la Camera dei deputati decise di restituire l’onore militare ai disertori fucilati durante la Prima guerra mondiale e ci mancò poco che venisse approvata la proposta di legge cara alla presidente Laura Boldrini che intendeva trasformare le “Forze armate” in “Difesa civile non violenta”.

Il politicamente corretto dilaga. Lo Stato si vergogna della propria forza. La politica non ha più il coraggio della realtà. Torna alla mente l’amaro sfogo del presidente Francesco Cossiga in circostanze analoghe: “Se dobbiamo sentirci in imbarazzo per avere delle Forze in armi e dei Servizi teoricamente segreti, facciamo così, aboliamoli! E consegniamoci al nemico invocando clemenza”.

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