Skip to main content

I risultati e le ambizioni di Conai (anche sulla Tares)

Rifiuti d’oro. Basta qualche numero per capire la valenza, anche economica, dell’attività di riciclo degli imballaggi. Sulla base di una ricerca commissionata alla società Althesys i benefici complessivi generati dal sistema Conai in quindici anni di attività ammontano a circa 12,7 miliardi di euro. In particolare, il valore della materia prima seconda reimmessa nel mercato è stato di ben 2,8 miliardi di euro, mentre, dal punto di vista dell’occupazione, grazie allo sviluppo della raccolta e riciclo dei rifiuti di imballaggio il numero di addetti del settore è incrementato di 16 mila unità negli ultimi 15 anni, oltre 1000 all’anno.

Ma la crisi del mercato sembra abbattersi anche sul settore, anche se in misura minore rispetto ad altri comparti, Ad illustrare lo stato di salute del sistema è Walter Facciotto, direttore generale Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, che, in una conversazione con Formiche.net, spiega anche perché la Tares non incentiva il riciclo da parte dei cittadini.

I dati 2012 e le prospettive per il 2013

“Secondo i dati preliminari del 2012 – dichiara alla vigilia dell’Assemblea annuale – l’immesso al consumo di imballaggi, pari a 11, 2 milioni di tonnellate, a causa della situazione di crisi, è calato del 3,4% rispetto allo scorso anno, mentre il riciclo è stimato a 7,172 milioni di tonnellate, che rispetto al 2011 indica un calo del 4,5%. Si tratta però dei dati complessivi nazionali, non solo di quelli riguardanti il sistema consortile. Dei 7 milioni di tonnellate di riciclo, circa il 47% passa infatti attraverso la gestione dei consorzi e il 53% attraverso quella diretta delle imprese. Il calo del 4,5% è prevalentemente legato al calo del riciclo degli imballaggi industriali e commerciali. Infatti i dati dei singoli materiali sono tutti in leggero miglioramento ad esclusione del legno, che determina il calo complessivo. Le prospettive per il 2013? Un sostanziale mantenimento dei risultati del 2012”.

La collaborazione con i comuni

“L’accordo quadro Anci-Conai è il mezzo attraverso il quale i Comuni possono convenzionarsi con il sistema consortile per il conferimento dei rifiuti di imballaggio raccolti in modo differenziato, ricevendone un corrispettivo per i maggiori oneri dell’organizzazione del servizio. Nel 2012 – prosegue Facciotto – sono entrati nelle casse dei comuni oltre 300 milioni di euro per questo servizio, una cifra importante per le amministrazioni che si trovano a dover fare i conti con i vincoli del Patto di Stabilità. L’entità dei corrispettivi è legata alla qualità del materiale raccolto: maggiore è la qualità, più alto è il corrispettivo.

Gli obiettivi sulla differenziata

Pur avendo notato un miglioramento della qualità, il percorso è ancora lungo. “La raccolta differenziata è ormai un fatto più o meno comune in tutta Italia, con risultati migliori nel Nord Italia ma anche in alcune zone del centro sud – osserva il direttore Conai -. A fine 2012, secondo una legge obiettivo, la raccolta differenziata proveniente dal circuito urbano avrebbe dovuto toccare il 65% del totale. La media invece è solo del 35%, una cifra ben distante. La strada è ancora lunga, anche perché nel 2010 è stata recepita in Italia la direttiva europea sui rifiuti che al 2020 impone un riciclo di almeno il 50% dei principali materiali provenienti dal flusso domestico”.

I numeri chiave del settore

Per quanto riguarda il riciclo degli imballaggi, rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia si è dotata di un sistema particolarmente efficiente, efficace ed ambientalmente sostenibile. Il sistema Conai, infatti, è stato riconosciuto non solo come un modello concreto di “green economy” ma anche come un’eccellenza del “made in Italy” e presentato come tale nel padiglione del Ministero dell’Ambiente italiano alla manifestazione internazionale Rio +20, a Rio De Janeiro nel luglio scorso. “L’obiettivo europeo di riciclo per il 2008 era del 55% e noi siamo oggi al 64%. E se al riciclo sommiamo anche il recupero energetico, siamo attorno al 74%, quando nel 2008 era stato previsto una soglia minima del 60%. In pratica oggi 3 imballaggi su 4 sono recuperati. I benefici economici? In 15 anni di attività, abbiamo contribuito a togliere dalla discarica 60 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, evitato la realizzazione di 500 nuove discariche e emissioni per 82 milioni di tonnellate di Co2. E il sistema può ancora crescere molto”.

Con la Tares nessun passaggio dalla tassa alla tariffa

E la Tares? “La tares rappresenta semplicemente una rimodulazione della tarsu, ma non incentiva i cittadini ad essere virtuosi. La legge Ronchi, istitutiva del Conai, – sottolinea – ha fatto perno su due principi base: “chi inquina paga” e la “responsabilità condivisa”, secondo cui ogni soggetto della filiera deve fare la sua parte. Se fosse stato rispettato il primo principio, si sarebbe dovuto passare dalla tassa alla tariffa. Ciò avrebbe significato pagare in funzione di quanti rifiuti produco: più separo, più sono virtuoso, meno devo pagare. Una impostazione che avrebbe incentivato la salvaguardia ambientale, creando anche un ritorno economico per i più virtuosi. La Tares invece non punta invece all’assunzione di una responsabilità diretta da parte dei cittadini per i propri comportamenti. In Italia si è passati da tassa a tariffa solo in alcuni comuni. Per esempio, in Alto Adige, come a Mercato San Severino in provincia di Salerno, i cittadini pagano solo in funzione di quanti sacchi neri dell’indifferenziata producono”, conclude Facciotto.


×

Iscriviti alla newsletter