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In arrivo una seconda portaerei cinese?

La Cina avrà una seconda portaerei, più grande rispetto all’unica in suo possesso, la Liaoning. Citato dall’agenzia Xinhua, il vice capo di stato maggiore dell’Esercito popolare di liberazione, Song Xue, ha fatto questo accenno agli attache militari stranieri durante la cerimonia per celebrare il 64esimo anniversario della Marina.

Apparentemente una smentita della smentita secondo le indiscrezioni della stampa estera sulla seconda portaerei del Dragone. Song ha detto che comunque le notizie dei quotidiani stranieri continuano a essere poco accurate, riferendosi in particolare alle indiscrezioni sulla nave già in costruzione a Shanghai.

“La Cina avrà più di una portaerei”, sono le parole attribuite dall’agenzia ufficiale all’ammiraglio, “Sarà più grande e capace di trasportare un numero maggiore di aerei”.

Nonostante la Liaoning, la potenza marina cinese è ancora inferiore a quella statunitense. La prima portaerei cinese altro non è che la Varyag di epoca sovietica, abbandonata dopo il crollo dell’Urss, passata in mano ucraina e inizialmente destinata a trasformarsi in un casinò galleggiante prima di diventare, una volta ammodernata, vanto delle Forze armate della Repubblica popolare, in grado di trasportare fino a 30 Shenyang J-15, caccia di fabbricazione cinese, modellato sul russo Sukhoi Su-33.

La futura portaerei sarebbe soltanto l’ultimo sistema d’arma del nuovo corso cinese. Pechino sta sviluppando aerei da combattimento con tecnologia stealth e droni. Due nuovi modelli di aerei comandati in remoto sono stati presentanti lo scorso novembre al salone dell’aria di Zhuhai. I due velivoli sono considerati ispirati agli statunitensi Reaper e Predator, un terzo modello che si ritiene in dotazione all’arsenale cinese presenta invece similitudini con l’RQ-4 Global Hawk.

Ma è comunque la Marina il nuovo punto strategico. In un commento all’ultimo libro bianco sulla difesa presentato la scorsa settimana, il Global Times, edito dal governativo Quotidiano del popolo, enfatizzava il ruolo di questo corpo nel salvaguardare i diritti e gli interessi marittimi della Repubblica popolare.

Lo sguardo è rivolto alle dispute territoriali nel Mar cinese orientale e meridionale, in aree ricche di materie prime e in posizione strategica per presidiare le rotte. E in prospettiva c’è quell’oceano Pacifico che ancora ieri il generale Fang Fenhui, a colloquio con il capo di Stato maggiore congiunto Usa, Martin Dempsey, diceva essere grande abbastanza per entrambe le potenze. Ma che di fatto è diventato teatro di frizioni per la nuova strategia statunitense di riposizionamento in Asia.


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