Skip to main content

Renzi e il suo eterno immobilismo

Ho letto l’intervista di Matteo Renzi ad Avvenire. Leggetela anche voi. Lo so,  c’è da faticare molto per farlo, perché sembra quasi impossibile che un ex Premier, un ex Capo di Partito abbia così poca visione e zero capacità di analisi. Ma tant’é.
Mi sembra semplicemente un disco rotto. Fermo al 4 dicembre 2016, quando perse sonoramente un Referendum che avrebbe voluto fosse un plebiscito su di se e al 4 marzo 2018, quando non curante di tutto quello che si muoveva attorno, ha voluto continuare ad imporsi, decidendo tutto, da temi e programmi, a candidature. Una selezione scientifica di fedeli da piazzare dove voleva.
Si spostano le linee temporali, ma la litania è la stessa. Sempre uguale: non c’è un goccio di autocritica, perché è evidentemente incapace di farla. La vanità come diceva Weber è il peggior peccato del politico, perché gli impedisce di capire, vedere, rialzarsi se cade. No, lui cade e cade e ri-cade; perde e perde e ri-perde, ma la colpa è sempre degli altri. Anche lui è un populista dopotutto.
Lo si è visto nella sua retorica politica, in ogni occasione. Negli attacchi ai gufi, alle caste, ai burocrati, a vecchi da rottamare. Come se lui fosse stato di primo pelo, politicamente parlando. Ci ha provato, ma come dico da tempo, tra la copia e l’originale, si sceglie sempre l’originale. Qusto ha detto il 4 marzo, ma lui, ancora, non lo ha capito. E persevera.
E che dire dell’ipocrisia o dell’incoerenza. O tutte e due. Ha influenzato il congresso toscano andando in TV ancora prima che iniziassero le consultazioni dei circoli. Lo ha fatto anche per smentire la contromanovra proposta da Martina al Governo, per dire che lui ne aveva un’altra. E poi parla di fuoco amico (perché poi ha rimosso quello che ha fatto lui ad Enrico Letta).Una persona che odia i caminetti, degli altri. Ma ama molto i suoi.
Ha fatto un’iniziativa, a Salsomaggiore, che era un preambolo sia di influenza sul congresso, sia di eventuale lancio del suo nuovo movimento. E direte: ma perché non lo ha ancora fatto? Aspetta, forse, nella speranza che il PD prima muoia, visto che sarebbe il suo principale competitor. Non certo M5S o Lega, visto che quei voti, lui, non li potrà conquistare mai. Essendo agli occhi di quell’ampia fetta di elettorato, come per quello della sinistra più radicale, la peggior cosa mai capitata. Tanto che, malgrado sia evidente che la peggior cosa, sia quello che viviamo oggi, italiane ed italiani continuano a pensare che il problema sia lui. Mi sembra evidente: è un brand negativo ormai.
Più lo ascolto, lo leggo, lo seguo, e più mi rendo conto che si tratta di un leader vecchio ed usurato. Malgrado l’età anagrafica. Noioso. Che stanca ogni volta che lo ascolti. Avrebbe dovuto seguire l’esempio di alcuni leader veri: Martin Schulz che perso tutto si dimette, fa il suo lavoro da eletto, ma in ultima fila. E Angela Merkel che dopo una lunga stagione di successi, lei sì altri solo un’apparenza di successo, si rende conto che lei non è sufficiente a far vincere il suo partito, e che si fa da parte. Ma forse può guardare anche a Cameron, che gli è più vicino per la linea politica, che scommette tutto su un referendum che perde, e se ne va.
Insomma: sempre per citare Weber, etica dei principi ed etica della responsabilità. Temo che non abbia né l’una né l’altra. Dopotutto, è il figlio dell’era berlusconiana del populismo televisivo, come lo hanno definito politologi e sociologi: tutto spot, annunci, battute ed egocentrismo puro. La logica radicale dell’Io che prevale sul Noi, sempre e comunque. C’è anche un po’ di solitudine del cittadino globale. Alla fine, un sovrano senza regno, che si è circondato di fedelissimi, che poi lo hanno mollato lunga la strada così come lo avevano osannato. E ora è arroccato, su se stesso, con il manipolo di fedeli rimasti. La fine dell’impero.
Comunque sia, Matteo, ci tengo a risponderti dicendo alcune cose.
Non è il PD che ti ha frenato, sei tu che ha portato il PD fuori strada.
Non è il PD che ti imbriglia, sei tu che lo hai usato come un taxi per fare la tua scalata.
Non è il PD il problema. Sei tu, in questo caso, insieme a chi in questi anni, e su questo non sbagli, ti ha concesso di fare tutto quello che volevi, come e quando, anche oltre, molto oltre i limiti del rispetto umano, per accaparrarsi qualche poltrona e candidatura. Certo, poi te ne sei accorto pure tu. Ma tant’é.
Onestamente, continuando così fai del male solo a te stesso e alle tue aspriazioni politiche. E continuare a logorare questo partito, la sua comunità, o quel che ne resta, potrà anche portare qualche vantaggio % nel breve termine. Ma nel lungo periodo saremo tutti (politicamente) morti. E allora, che brutto modo di passare alla storia.
Cambia verso Matteo. E stai sereno.


×

Iscriviti alla newsletter