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In Italia un hub internazionale per fintech e insurtech. La missione di AssoFintech

Ad oggi ci sono grandi opportunità nel campo del fintech e dell’insurtech, ma per coglierle bisogna muoversi a livello nazionale. È necessaria quindi una normativa semplice e chiara in grado di garantire finanziamenti pubblici dedicati al settore che possano rendere competitiva l’Italia. È questa la convinzione di Paolo Meciani, coordinatore area Insurtech di AssoFintech e fondatore Bime Consulting, intervistato da Formiche.net sullo sviluppo del fintech e il futuro del settore.

Come si compone la vostra associazione?

L’associazione AssoFintech attualmente ha 114 associati, 73 società e 41 persone fisiche. Per la governance associativa ci si avvale di un Consiglio  direttivo, nominato dall’assemblea generale, e di un Comitato scientifico.

Quali obiettivi e indirizzo vi ponete?

Obiettivo di AssoFintech è promuovere la conoscenza e la crescita qualitativa degli imprenditori del fintech e dell’insurtech, e dialogare con le istituzioni in tema di norme e regolamenti da applicarsi al settore.

L’associazione nasce dalla convergenza di diverse iniziative, unite nell’interesse comune di far crescere il sistema Italia e dallo stimolo delle istituzioni nazionali ad avere una controparte che rappresenti in modo coerente e organizzato questo settore appena nato, ma particolarmente effervescente e sempre più pervasivo nelle quotidiane interazioni tra soggetti finanziari, aziende e privati.

Per questo motivo AssoFintech è aperta a tutti gli attori di questo mondo, fatto da startup, assicurazioni, intermediari, riassicuratori, banche, intermediari finanziari, fondi di venture capital e private equity, business angel, produttori di infrastrutture tecnologiche, di hardware e di software ed esperti e appassionati di tecnologia applicata alla finanza.

Quale ruolo e quale influenza vedete per AssoFintech?

La missione di AssoFintech è creare un ecosistema che permetta all’Italia di candidarsi tra i principali hub internazionali per fintech e insurtech.

Il nostro modello operativo nasce dal dialogo e dal confronto con le principali associazioni internazionali, con l’obiettivo di replicare le esperienze di maggior successo, mettendo a fattor comune quanto fatto in altri Paesi.

Abbiamo creato una squadra composta da manager, imprenditori, professionisti, rappresentanti delle istituzioni, per permettere ad AssoFintech di rappresentare a pieno titolo l’ecosistema e per assicurare ai nostri associati l’impegno e le competenze richieste per le sfide che verranno.

Come valutate il settore delle insurtech in Italia?

Per quel che riguarda la creazione e crescita di startup dobbiamo definire quali sono le aspettative. Abbiamo l’ambizione di avere startup in grado di avere un futuro ruolo di leadership a livello globale? Come i cosiddetti unicorn: startup che hanno una valutazione superiore al miliardo di dollari, quindi in grado di diventare partner e fornitori delle principali Corporation italiane ma soprattutto straniere o ci accontentiamo delle pur apprezzabili realtà locali?

I cicli d’innovazione sono così rapidi che non si può aspettare una lenta crescita organica del nostro sistema d’innovazione e delle nostre startup, è necessario attrare nel nostro Paese importanti competenze e investimenti sia italiani sia esteri, con normative e regolamenti efficaci. Bisogna ridurre il concreto rischio di essere terreno di conquista da parte di operatori insurtech e fintech stranieri.

Come pensate potrà svilupparsi il settore nel prossimo futuro?

Sul fronte delle startup ci aspetta una fase di selezione e consolidamento, basta pensare che a livello globale oggi sono censite quasi 1.500 startup.

L’innovazione sarà naturalmente portata anche dai quei player già consolidati, che meglio avranno interpretato il mutamento in atto in questi anni e le conseguenti opportunità.

L’adozione dell’offerta insurtech da parte degli assicuratori tradizionali è un altro tema di assoluta rilevanza. Rispetto alle innovazioni tecnologiche del passato abbiamo importanti differenze: in termini di velocità dell’innovazione e di profondità dell’impatto sugli attuali modelli di business.

Non tutti gli operatori assicurativi saranno in grado di trarre gli stessi benefici dalle opportunità dell’insurtech, ci sono già abbastanza segnali in questa direzione. C’è quindi da aspettarsi una polarizzazione tra le compagnie che hanno generato maggior valore e le altre; a questa polarizzazione dovrebbe seguire un’ulteriore fase di M&A e quindi di consolidamento del settore assicurativo, peraltro già assai consolidato.

Quali sono le facilitazioni e gli ostacoli che la normativa attuale pone al settore e quali sviluppi normativi dovrebbero attuarsi per consentire lo sviluppo del settore e l’aumento di competitività?

Le normative coinvolte sono differenti, in base all’ambito di innovazione. È quindi difficile generalizzare per individuare quali norme sono di ostacolo.

L’aspetto che a mio avviso resta il principale ostacolo al settore è il limitato finanziamento all’innovazione insurtech e fintech in Italia. I finanziamenti pubblici sono spesso trasversali a tutti i settori industriali, quindi potenzialmente si mette sullo stesso piano l’apicultura e finanza e assicurazioni. Naturalmente lo sviluppo di un’innovazione di successo dipende da molti fattori, e il discorso si potrebbe ampliare fino a considerazioni sull’intero sistema economico del Paese; ma volendo essere focalizzati penserei ai finanziamenti, servono significativi finanziamenti per il settore.

Ci sono grandi opportunità, ma per coglierle bisogna muoversi a livello nazionale con velocità e decisione. Vedo quindi con favore una normativa, semplice e chiara, in grado di garantire finanziamenti pubblici dedicati al fintech e insurtech in grado di metterci in competizione con altre geografie oggi molto più competitive. La normativa dovrebbe incorporare una visione, e quindi finanziamenti, di lungo periodo per attrarre gli operatori e gli investitori più qualificati e di peso.



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