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I droni Usa restano in Afghanistan anche dopo il 2014

Quando le truppe combattenti internazionali lasceranno l’Afghanistan nel 2014, saranno i droni a far sentire che gli statunitensi sono ancora lì. Non soltanto la probabile presenza di qualche qualche migliaio di soldati per le operazioni antiterrorismo e l’addestramento delle truppe locali.

“Possono raccogliere informazioni di intelligence ed essere armati”, ha detto il maggior generale H. D. Palumbo, capo delle forze d’aviazione Usa /Nato in Afghanistan. Parla di quelli che chiama ISR ibridi, ossia i velivoli per l’intelligence, la sorveglianza e il riconoscimento dotati anche di armi. E dice che resteranno nel 2014 e, previo accordo con i partner della coalizione, anche nel 2015. Non in mano afgana, ma sotto il controllo di ufficiali statunitensi e di piloti nelle basi del Nevada e del New Mexico.

Il motivo di tale decisione è da ricercare nelle carenze dell’aviazione militare afgana nel sostegno ai combattimenti contro i talebani e anche per quanto riguarda i droni spia, sebbene recentemente sia stata approvata la vendita di questi mezzi a Kabul.

Come nota Danger Room, blog di Wired, nessun accenno è stato invece fatto sul proseguo dei bombardamenti oltre confine, verso il Pakistan, usando gli aerei pilotati a distanza, perno della strategia contro il terrorismo dell’amministrazione Obama. L’uso dei droni nel Paese dei puri è al centro dell’attenzione pubblica -è stata aperta anche un’inchiesta Onu sulla legittimità di tale tattica- per le proteste del governo di Islamabad contro raid ed omicidi mirati che, accusa, violano la propria sovranità.

Ma secondo i dati dell’aviazione Usa, analizzati dal blog della rivista Wired specializzato in questioni militari, sarebbe invece l’Afghanistan il Paese dove gli aerei comandati a distanza hanno colpito più spesso nell’ultimo anno. Si parla di 447 raid, l’11,5 per cento del totale degli attacchi aerei nel Paese. I vertici militari ci tengo a sottolineare come sia soltanto il 3 per cento dell’utilizzo dei droni.

Le discussioni sui lagami tra Stati Uniti, Afghanistan e Pakistan saranno sul tavolo dell’incontro a Bruxelles tra il segretario di Stato Usa, John Kerry, il presidente afgano, Hamid Karzai, e il capo delle Forze armate pachistane, Ashfaq Kayani. Nell’agenda dell’incontro le tensioni al confine tra i due Paese asiatici e la frustrazione afgana per l’atteggiamento pachistano verso il processo di pace con i talebani.

Sotto accusa sono i presunti legami di settori governativi e dell’intelligence di Islamabad con gli studenti in turbante per destabilizzare l’Afghanistan e garantire l’influenza pachistana fino al ritiro delle truppe internazionali e contrastare quella indiana.

Ancora ieri il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, esortava Islamabad a fare di più per contrastare i miliziani che dalle proprie basi in territorio pachistano attaccano vero l’Afghanistan.


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