Passiamo il tempo a ragionare su un quesito filosofico: le colpe dei padri e le ricadute sui figli. Dibattito che affascina certamente retroscenisti, notisti, sparuti appassionati di cose politiche. Oltre che, naturalmente, gli accademici, specializzati in studi teorici. La vicenda dell’azienda della famiglia Di Maio, usciti dalla parrocchia di cui sopra, dovrebbe interessare il giusto, vale a dire praticamente nulla. Non sono così ingenuo da non cogliere la singolarità (tutto sommato prevedibile) di ciò che sta accadendo al ministro del Lavoro: colpito al cuore con quelle stesse armi, che ne hanno determinato una buona parte delle sue fortune politiche. Una considerazione, me ne rendo conto, talmente ovvia, da non meritare ulteriori approfondimenti.
Tutt’altra faccenda, invece, lo strabismo, fra l’attenzione che stiamo dedicando a queste vicende e quelle che dedichiamo al futuro di decine di migliaia di aziende italiane. Dovremmo passare le giornate a chiederci quali sia la proposta di politica economica, per quell’universo di imprese, soprattutto medio piccole, che costituisce la spina dorsale della nostra economia. Invece, nulla. Ci balocchiamo, ciascuno nella propria curva da stadio, con gli attacchi a Di Maio o le difese di Di Maio. Pagine e pagine dedicate ad un aziendina di scarsissimo valore, anche sul suo stesso territorio, solo per colpire l’avversario di turno, difenderlo o prendersi qualche vendetta, dopo le vicende Renzi e Boschi.
Tutto il resto sembra poter attendere. Non è così. Chiunque abbia parlato con gli imprenditori in queste ultime settimane, chiunque si prenda la briga di dare un’occhiata agli indicatori disponibili, si sarà reso conto della frenata in atto. Tutti quelli che non vogliano piegarsi alla logica del tifo, dovrebbero pretendere ad alta voce risposte e proposte, per anticipare una possibile crisi del sistema produttivo. Invece, ci facciamo distrarre da un tema politico certamente stuzzicante, per chi voglia gettare granellini negli ingranaggi del capo politico del Movimento 5 Stelle, ma dalla limitatissima portata di sistema.
Noi per primi, che amiamo e rispettiamo il ruolo di un’informazione matura e attenta alla sostanza dei problemi, dobbiamo parlare e scrivere di conseguenza. Altrimenti, saremo complici di altre perdite di tempo. Tendete l’orecchio: il ticchettio dell’orologio si fa sempre più forte e facile da ascoltare, se non ci facciamo distrarre dal rumore del superfluo.