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La Nasa e l’Europa verso la Luna. Ecco la tabella di marcia

“Ready to join”. Così il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, Jan Woerner, ha accolto l’invito del numero uno della Nasa, Jim Bridenstine, a collaborare sul programma di ritorno sulla Luna, voluto dal presidente Donald Trump come priorità del nuovo programma esplorativo degli Stati Uniti.

Il CONSIGLIO DELL’ESA

Il colloquio è avvenuto nel corso del Council dell’Esa, tenutosi a Darmstadt in Germania. L’amministratore della Nasa è intervenuto come ospite, ricordando la “storia eccezionale di cooperazione” in campo spaziale tra le due sponde dell’Atlantico. “Ora – ha rimarcato Bridenstine – abbiano un’opportunità ancora più grande di espandere i confini dell’esplorazione spaziale insieme”. In questo sforzo, ci sarà senza dubbio anche l’Italia, che può contare sull’esperienza acquisita per la Stazione spaziale internazionale (Iss), nonché sulle eccellenze del comparto industriale e del settore scientifico.

IL RUOLO ITALIANO

Tutto questo è stato messo a “sistema istituzionale” dalla nuova legge di riforma della governance nazionale, entrata in vigore lo scorso febbraio, con l’attribuzione al presidente del Consiglio della responsabilità e della guida delle politiche spaziali e aerospaziali, ora delegate al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. D’altra parte, i rapporti spaziali tra Roma e Washington sono solidi, ribaditi a fine luglio anche dal premier Giuseppe Conte a margine del vertice con Donald Trump. A Darmstadt, durante il Consiglio dell’Esa, Bridenstine si è detto “onorato” dell’incontro con il nuovo commissario dell’Asi Piero Benvenuti, definendo l’agenzia italiana “un partner importante della Nasa”.

L’INVITO DI BRIDENSTINE

“Gli Stati Uniti stanno invitando l’Europa a lavorare, fianco a fianco, con la Nasa per scrivere il prossimo capitolo dell’esplorazione: stiamo andando verso la Luna, e vogliamo che l’Esa venga con noi”, ha detto Bridenstine. “Siamo pronti a collaborare”, gli ha fatto eco Jan Woerner, ribadendo che la cooperazione tra il Vecchio continente e gli Stati Uniti copre tutti i segmenti dello spazio, dalla scienza all’esplorazione, passando per il trasporto e la sicurezza.

IL PROGRAMMA AMERICANO

Esattamente un anno fa, il presidente Donald Trump inviava alla Nasa la Space Directive Policy 1, la prima direttiva spaziale della sua amministrazione. Con la richiesta di procedere ad elaborare un programma di ritorno sulla Luna, il tycoon dava una secca sterzata alla tabella di marcia esplorativa degli Usa, mettendo in seconda posizione Marte, primo obiettivo del suo predecessore, Barack Obama. A un anno da quella direttiva, la Nasa ha ora invitato l’industria americana a collaborare per progettare e sviluppare “nuovi sistemi riutilizzabili affinché gli astronauti possano scendere sulla superficie lunare”. Il piano attuale prevede che i test sui lander con passeggeri inizino nel 2024, “con l’obiettivo di mandare un equipaggio sulla superficie nel 2028”.

I DETTAGLI TECNICI

Per ora, si tratta solo di una prima scaletta, in attesa che (“nei primi di gennaio”) l’amministrazione rilasci un formale request for proposals. A ogni modo, l’idea è di sviluppare “un sistema di tre elementi separati che forniranno trasferimento, atterraggio e ritorno in sicurezza”. L’aspetto-chiave, precisa la Nasa, è usare un “Gateway”, cioè una piattaforma orbitante intorno alla Luna da cui partire e tornare nelle discese in superficie. Il veicolo per questi trasferimenti sarebbe rifornito da una navicella cargo dalla Terra al Gateway, anche se si prevede la possibilità di sviluppare tecnologie che permettano di ricavare propellente in situ, “usando l’acqua ghiacciata e la regolite sulla Luna”.

NOVE AZIENDE PER I SERVIZI COMMERCIALI

A fine novembre, la Nasa aveva già annunciato l’individuazione di nove aziende americane giudicate ammissibili di ricevere contratti per i Commercial Lunar Payload Services (CLPS), con un valore di circa 2,6 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Si tratta di sistemi commerciali connessi all’esplorazione “di lungo periodo della Luna”, per funzioni di lancio, trasporto, ricerca, integrazione e operazione. “Queste prime missioni – spiegava la Nasa – permetteranno dimostrazioni tecnologiche importanti, che daranno informazioni sullo sviluppo di futuri lander e altri sistemi di esplorazione necessari per far tornare gli esseri umani sulla superficie lunare, e aiuteranno a preparare l’agenzia a inviare astronauti per esplorare Marte”.



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