Sono tra coloro i quali plaudono a Napolitano: ho giudicato la sua rielezione come la miglior soluzione possibile nella peggior situazione parlamentare che si è acclarata con l’esito delle elezioni di febbraio.
Confesso di aver provato un mix di commozione, rabbia e speranza ascoltando le sue parole alla Camera: un giovane vecchio comunista la cui lucidità, pragmatismo e visione del futuro appaiono purtroppo ancora sconosciuti ai molti nuovi eredi militanti in quello che fu il suo partito, vittime forse inconsapevoli di un ventennio che si è consumato in una sterile lotta al Cavaliere nero di Arcore.
Svanita quella ragione principe di coesione, è sembrato finire per il Pd anche il motivo principale di esistere. E sarebbe stato un dramma, dato che un altro signore dall’accento ligure, abile stratega e non più comico, era ed è ancora pronto a raccogliere i deliri dei casti e puri. Certo non per ricostruire, data anche l’insipienza e, diciamolo, la scarsa preparazione degli eletti miracolati che è riuscito a mandare in Parlamento, speculando sulla rabbia della gente con cinismo ed una attenta azione di comunicazione teatrale e populista.
L’azione del novello Presidente non si è fatta attendere ed Enrico Letta di appresta ad affrontare le Camere per ottenere la fiducia al mandato affidatogli. Ora, credo sia opportuno guardare il bicchiere mezzo pieno, al contrario di ciò che fanno i troppi eletti, commissari tecnici della politica che, in queste ore, si pongono mille e mille domande, alcuni gridando allo scandolo, altri al tradimento delle promesse ellettorali, quasi schifati da una compagine di ministri che vede insieme esponenti del Pd e del Pdl. Per la verità, più nel primo che nel secondo: la presunta superiorità intellettuale e la “purezza” sono sono ancora un patrimonio della cultura radical chic e snob della sinistra che, ahimè, è difficile da estirpare.
Tuttavia, abbiamo una certezza a fronte delle innegabili difficoltà che si presenteranno al nuovo Presidente del Consiglio: nulla sarà più come prima e, di fatto, è iniziata la Terza Repubblica. Dal 25 febbraio fino a oggi abbiamo vissuto in una palude di paralisi, farsa grottesca di streaming e sterili proclami. Da oggi, c’è la possibilità finalmente di lavorare e occuparsi del Paese, con un governo politico ed alcuni tecnici: è una sostanziale differenza rispetto al precedente.
I ministri ed i relativi partiti d’appartenenza dovranno rispondere agli elettori delle loro azioni e non potranno deluderli. Il prezzo da pagare in caso di fallimento sarebbe troppo alto: Grillo è sempre lì con il fucile puntato, pronto ad approfittarne. Quindi un solo augurio: buon lavoro Mr. Letta, con la consapevolezza che nulla sarà più come prima.