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Ecco come hanno reagito i mercati dopo il rialzo dei tassi Fed

Era nell’aria la decisione della Federal Reserve di alzare i tassi di interessi negli Stati Uniti. Si tratta del quarto aumento dell’anno, definito dal presidente americano Donald Trump come una “idea stupida” e un segnale chiaro della Fed che rallenterà il ritmo dei futuri tassi e riferimenti per prestiti.

Nello specifico, la Fed ha aumentato di 25 punti base i livelli di riferimento sui fed funds che salgono al 2,25-2,50%. Poco mosse le attese sull’inflazione di fondo che a fine anno è stimata all’1,9%, un decimale in meno rispetto alle precedenti previsioni. Contemporaneamente, la Banca centrale americana ha smorzato i suoi propositi di futuri ulteriori rialzi.

Il governatore della Fed, Jerome Powell, ha dichiarato che rispetto a settembre sono emerse “correnti contrastanti” per l’economia, con quella mondiale che sta perdendo slancio. Ruolo importante gli effetti (ipotetici) dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europeo, che resta ancora un’incognita, mentre la volatilità dei mercati internazionali è aumentata.

Powell non ha fornito particolari sul futuro. Si è limitato a dire che tutto dipenderà dai dati macroeconomici. In un comunicato ufficiale la Fed ha spiegato che ora può permettersi di essere paziente andando avanti.

La misura ha innescato una correzione al rialzo del dollaro, con l’euro in calo a 1,1387 dollari durante la serata, mentre l’azionario ha segnato un indebolimento, con il Dow Jones al più 0,23%, lo S&P 500 al più 0,06% e il Nasdaq al meno 0,40%.

A Wall Street l’indice del Dow Jones Industrial Average e l’S&P 500 sono precipitati, arrivando a toccare i nuovi minimi del 2018 e con il Dow Jones Transportation Average crollato in territorio “orso”, status definito da un calo di almeno il 20% rispetto all’ultimo record. Il Djia ha ceduto l’1,5%, più o meno come l’S&P 500, e il Nasdaq ha ceduto più del 2%.

Anche in Asia i mercati hanno accusato le perdite registrate a Wall street. Alla borsa di Tokyo l’indice Nikkei è calato dell’1,7% a 20.631,43, alla borsa di Hong Kong l’indice Hang Seng ha registrato un calo dello 0,5% a 25.748,71 e alla borsa di Shanghai l’indice composito è calato anch’esso dello 0,5% a 2.537,16. A pesare sul mercato giapponese anche la risalita dello yen. A Shanghai la Borsa si è collocata con meno 0,58%.

All’apertura di oggi anche i mercati europei si sono avviati verso il basso: l’Eurostoxx in apertura ha lasciato sul mercato l’1,15%. Tra le piazze peggiori, Milano e Francoforte, con ribassi dell’1,5%. Ancora più in calo Londra e Parigi, con indici intorno all’1,6%.

Ma nemmeno questa prima reazione negativa dei mercati è una sorpresa. Per l’analista finanziario Christian Buteler si tratta di una performance normale. Gustavo Neffa, del Research for Trader, ha spiegato in un’intervista a Infobae che c’era il 64% di possibilità che la Fed decidesse di alzare i tassi, anche se “era in aumento il gruppo di persone e istituzioni che pensavano non sarebbe accaduto in questa riunione di dicembre della banca. Da lì la reazione in basso dei mercati, anche se piano piano ci sarà la correzione. […] La volatilità è ancora alta, sopra il 25%, tutto può accadere. Bisogna aspettare ancora per vedere come decanta la situazione”.

Per l’economista Federico Furiase, la Fed ha anticipato un ritmo di aumento più lento per il 2019 e il 2020: “Invece di alzare tre volte all’anno, ora ci saranno due aumenti, in linea con una tassa alla fine periodo del 2,9-3% e del 3,1% per il 2020, quando prima sarebbe stato del 3,4%. Ora la Fed è allineata con i mercati”.



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