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L’Italia cresce se gli investimenti si indirizzano verso l’industria

industria, investimenti

Convocare degli Stati Generali su innovazione e tecnologia per scegliere su quali settori strategici concentrare le risorse al fine di determinare una crescita adeguata. È questo il consiglio di Antonello Di Mario, autore del libro “L’industria che salva il Paese” (edito da Tullio Pironti, 290 pagine, 15 euro il prezzo di copertina) che sarà presentato a Terracina, in provincia di Latina il 27 dicembre dalle ore 16.30 all’Open Art Cafè.

“Mai come ora – commenta Di Mario – è evidente la necessità di individuare la politica industriale per far crescere l’economia. È evidente che le risorse non sono adeguate. E permangono tuttora molte perplessità relative sull’adeguatezza degli stimoli alla domanda interna privata e di quelli rivolti ad accrescere la domanda aggregata. Insomma, rimane la fatica di crescere”.

Che fare? “L’unica possibilità, oltre a quella di favorire investimenti provenienti dall’estero, è quella di avviare una campagna di investimenti pubblici per diverse decine di miliardi di euro”. Dove indirizzarli? “L’Italia abbisogna di investimenti infrastrutturali nella rete, nell’energia, in un piano straordinario per l’edilizia popolare, in un piano per la sicurezza sismica ed idrogeologica e di tanto altro ancora. È chiaro che bisognerà tener conto del vincolo che definisce il rapporto tra deficit pubblico e Pil, una realtà che non permette l’approvvigionamento di tanto denaro fresco da spendere. indispensabile capire dove si possono trovare i soldi per investire nella giusta misura”, afferma Di Mario.

“La manovra in questione si preoccupa di rispondere alle esigenze di consenso contingente, più che rispondere alle esigenze del futuro prossimo. Il Paese ha davvero scelto la via dell’indebitamento. Il rischio è che produca a medio termine costi più alti di interessi sul debito a carico di Stato, imprese e famiglie. È proprio da qui che nasce il problema del peso di quegli interessi su crescita, investimenti e lavoro. Anche per questo motivo è indispensabile tenere sotto controllo i conti pubblici. Di sicuro, l’Italia cresce se gli investimenti pubblici e privati si indirizzeranno verso l’industria. In un modo o nell’altro”, conclude Di Mario.

In occasione dell’evento, organizzato dalla società “Tango”, specializzata in comunicazione strategica, l’autore dialogherà davanti al pubblico con Antonio Signorini, cronista de “Il Giornale; Nicola Procaccini, sindaco della città tirrenica, Emma Borzellino, tesoriere della Uiltec, il sindacato che si occupa dei settori dell’energia, della chimica e del tessile. Nel libro si possono leggere i contributi di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil; Paolo Pirani, leader della Uiltec nazionale; Enrico Marro, giornalista del Corriere della Sera; Agnese Moro, socio-psicologa del lavoro.

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Antonio Giulio Di Mario, detto Antonello, è nato a Terracina nel 1966. Giornalista professionista, laureato in Scienze della Comunicazione, lavora a Roma come responsabile della Comunicazione della Uiltec nazionale. È stato direttore responsabile di diversi giornali sindacali, come «Obiettivo Occupazione» e «Fabbrica Società». Attualmente è il coordinatore editoriale del mensile «Industri@moci», diretto da Paolo Pirani, ed è docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Lumsa di Roma. Collabora dal 2013 con «Formiche.net». Con la Tullio Pironti Editore ha già pubblicato nel 2007 “L’attualità di Aldo Moro negli scritti giornalistici (1937-1978)”; “Metalmeccanici on line”. (2013); “Grillo nella Rete”, scritto con Anna Martini (2014). Del 2015 è “Aspettando la crescita. Scritti meccanici per lo sviluppo”, seguito, nel 2017, da “L’ultimo contratto. Diario metalmeccanico”.

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