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Phisikk du role – Parlamento: andamento svelto. Anzichenò

Parlamento

L’inedito nella procedura natalizia di approvazione della legge di stabilità non è il fatto che la pratica venga sbrigata con maxiemendamenti che somigliano al pacco di Babbo Natale ammollato in fretta e furia perché le renne devono fare un giro lungo e non possono trattenersi. Il film l’abbiamo visto almeno quante volte abbiamo tirato un morso ai cinepanettoni dei gloriosi fratelli Vanzina.

La novità non è, dunque, nella reiterazione del malvezzo di arrivare nelle aule parlamentari con il pacco già confezionato da votare con la fiducia e chi s’è visto s’è visto. Il cambiamento del governo del cambiamento sta semmai nella vis comica che felicemente s’aggancia al duo Boldi/De Sica, all’uopo resuscitato, tanto più irresistibile quanto più si scopre involontaria, che ha accompagnato il doloroso ambaradan e che si racconta bene con la naïveté della compagine di governo.

Insomma: se non possiamo non condividere lo sdegno e il rammarico di chi, come Bonino, con commozione solitaria nell’aula del Senato argomenta sull’inesorabile declino del Parlamento italiano, non dobbiamo tuttavia dimenticare che forse il fare maldestro dell’attuale maggioranza al governo rende solo più evidente una patologia che si abbatte da tempo sulle assemblee parlamentari. Intanto perché è da un bel po’ che le Camere hanno ceduto il potere legislativo al governo: il rapporto tra leggi approvate che partano da una proposta parlamentare e leggi che invece originano da un atto del governo (decreto legislativo, decreto legge, disegno di legge) era nella prima repubblica largamente in favore del parlamento – 6 leggi approvate su 10 – mentre oggi l’80% dell’attività legislativa viene promossa dal governo e le Camere hanno solo il ruolo di ratifica.

Ma c’è di più: l’avvento delle leggi elettorali a lista bloccata ha annullato nei fatti il valore dell’art. 67 della Costituzione, quello che stabilisce il divieto di mandato imperativo, rendendo i parlamentari non rappresentanti del popolo sovrano, ma sudditi del signore delle liste. In questo quadro come si può immaginare che si levi dal Parlamento un sospiro di indignazione, che non sia quello organizzato dall’opposizione per dovere contrattuale, opposizione,peraltro, in grande affanno, se non riesce a far altro che un moscio flash mob in aula?

Il merito della legge di stabilità, a questo punto, diventa oggetto di analisi economiche affidate agli epigoni di Nostradamus, che esterneranno dipoi. A noi basterà registrare che la pantomima ha visto parti in commedia assai gustose, da quelli che fanno ammuina (sublime il pezzo di carta con la lista a stampatello delle doléances spuntate a lato con un rassicurante “fatto”), a quello che fa la faccia truce contro Europa e europeisti, al presidente dall’aplomb appulo-britannico che chiede scusa ai parlamentari per avergli fatto perdere tempo alla vigilia delle feste.

Ne avranno tratto giovamento le famiglie dei rappresentanti del popolo, col coniuge/genitore/fidanzato/a, in giro per le vie dello shopping romano a cercar regali consoni al ruolo parlamentare. Intanto anche questo Natale arriva e spande un po’ di cloroformio consumista in mezzo ad un’Italia incerta tra rabbia e rassegnazione. Auguri.


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