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Il governo Letta ha cancellato gli ex comunisti?

Per un partito che sembra rinascere, la Democrazia cristiana, ce n’è uno che scompare con il nuovo governo: il Partito Comunista. Nella nuova squadra di Enrico Letta, non c’è spazio per nessuno dei vecchi leader è vero ma l’assenza totale di eredi di via delle Botteghe Oscure è evidente.

Sì, il nuovo presidente del Consiglio ha provato ad accontentare tutti, dando alla corrente dalemiana del Pd il ministero dei Beni culturali, affidato all’”Italianoeuropeo” Massimo Bray e alla corrente bersaniana quello dello Sviluppo economico, l’ex sindaco sceriffo di Padova Flavio Zanonato. Ma il nuovo corso del Pd e della politica italiana vira senza dubbio al centro più che a sinistra. E questo lascia perplessi in molti.

La testimonianza di Achille Occhetto
Sui giornali il dibattito è acceso. A parlare oggi su Repubblica è uno dei protagonisti di quel mondo, Achille Occhetto che attacca il Pd: “Non mettiamoci a fare il manuale Cencelli degli ex Pci e degli ex Dc, ma il fatto stesso che venga sollevata la questione è la prova provata del fallimento del Pd: una fusione a freddo, una mancata contaminazione delle culture e delle storie di origine”. Ma per l’ultimo segretario del Pci, “’la domanda di sinistra nella nostra società è molto forte e presente. Anche in modo scomposto, disordinato, anarcoide, il che può essere un male ma anche un bene: ha bisogno di rappresentanza. E il Pd non ce la fa”. Per questo, prosegue, “serve una costituente per un nuovo partito democratico, ci sono molte forze di sinistra prigioniere nel Pd’”.

Cosa ha sbagliato la sinistra-partito
Sempre su Repubblica, Michele Serra sancisce la scomparsa dei post-comunisti: “Di tutto il resto – quel cospicuo resto che è la sinistra di Berlinguer e di Occhetto, della Bolognina e della “svolta maggioritaria” di Veltroni al Lingotto, dell’Ulivo, dei sindacati e dei movimenti di massa, dei due milioni di persone con Cofferati al Circo Massimo, dei cortei infiniti e delle infinite attese di ‘cambiamento’ – non rimane, nel consociativismo lettiano, alcuna presenza riconoscibile e significativa”. E spiega cosa ha sbagliato la classe politica che rappresenta quel mondo: “Da molti anni – diciamo, per comodità, dalla Bolognina a oggi: e sono più di vent’anni – ogni tentativo di osmosi tra la sinistra-partito e la sinistra-popolo ha cozzato una, dieci, cento, mille volte contro finestre e porte chiuse”.

A beneficiarne è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle: “Quanti potenziali leader, quanti quadri politici appassionati, quante nuove idee, quanta innovazione, quanta energia è stata perduta dalla sinistra italiana a causa, soprattutto, della sua incapacità di fare interagire le sue strutture politiche e il suo popolo, i dirigenti e i cittadini? Quante di quelle energie sono confluite nelle Cinque Stelle, portandosi dietro altrettanti voti?”, si chiede l’editorialista.

Le idee di sinistra non possono tramontare
Anche il professore Michele Prospero analizza sull’Unità “la questione comunista” aperta con il nuovo governo: “C’è il timore che si perda ogni traccia della sinistra – avverte il professore dalemiano che però chiarisce – Anche chi a sinistra è molto perplesso e persino ostile all’esperienza varata, con la responsabilità necessaria augura a Letta buon lavoro. E intanto però si dedica alla rinascita del Pd. Ci sono idee che non possono tramontare, quale che sia il governo in carica”. 

Il rammarico di Macaluso per la scomparsa della storia del Pci
Secondo l’ex direttore di Riformista e Unità nonché storico esponente del Pci Emanuele Macaluso, intervistato ieri da Repubblica, “la cosa più grave è il fatto che una storia, più che le persone, sono state cancellate. Perché se si pensa alla storia della Dc, si parla subito di De Gasperi o Moro. Ma il Pci? Togliatti è stato cancellato. Di Terracini, Pajetta, Amendola non se ne parla più, anche loro cancellati. Come se non fossero stati protagonisti della Resistenza, della Costituente, della Repubblica”.

Dà ragione a Macaluso il blogger Peppino Caldarola che su Lettera 43 definisce gli ex Pci “figli di un dio minore”: “Con il governo Letta il popolo comunista sopravvissuto scopre che forse si è tenuto assieme invano e che è arrivato il momento di salutare i vecchi amici e compagni di lotta e di andarsene ciascuno per suo conto nella sinistra o verso casa”.

Chi canta vittoria
E intanto c’è chi canta vittoria. Ieri su canale 5, Silvio Berlusconi ha pronunciato il requiem per i tanto avversati “comunisti”: “Ho la fondata speranza che la sinistra faccia autocritica rispetto alla loro identificazione nell’ideologia comunista e, anche collaborando con noi, ne possa venir fuori un partito come quelli delle socialdemocrazie europei”.



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