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Rivoluzione Civile chiude ufficialmente i battenti: ne danno il triste annuncio Ingroia, Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018). E nonostante sul sito ci sia ancora l’invito a versare soldini tramite Paypal: “aiutaci a sostenere la rivoluzione”!
Il (come si dice in questi casi) laconico comunicato recita “I soggetti che hanno dato vita a Rivoluzione Civile hanno deciso all’unanimità di considerare conclusa questa esperienza”.
Come dar torto ai fondatori ed affondatori della rivoluzione? Il magro bottino elettorale, 2,25% alla Camera – circa 765mila voti – e 1,79% al Senato – 549mila preferenze -, ha suggerito di cambiare aria alla allegra combriccola.
Al povero Ingroia, poi, è andata davvero male, costretto a metter radici nel profondissimo nord, Aosta, per continuare ad esercitare a suo modo la nobile arte del magistrato.
La domanda che resta sospesa a mezz’aria, come un sottile olezzo di stalla, è la seguente: ma questi simpatici personaggi, quasi fumetti, non traggono mai le conseguenze del loro fallimento? Il furbetto magistrato Antonio aveva il “paracadute lavorativo”, gli altri, lungi dall’esser stati mai utili alla benché minima attività politico-amministrativa (chi più chi meno), continueranno all’infinito a rappresentare 100 elettori a testa, a fondare e sfondare sigle, bandierine, movimenti e rivoluzioni immaginifiche. Ed a drenare soldi pubblici in nome di una democrazia dell’ultra rappresentanza inutile e più volte, con chiarezza, giudicata un fallimento dai votanti.
Ingroia, De Magistris, Diliberto & co.: FATEVENE UNA RAGIONE, NON VI VOTA NESSUNO.
Buon divertimento!