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Caro Lannutti, fare marcia indietro non basta

lannutti

Avevo scritto per Formiche, proprio pochi giorni fa, del valore inestimabile della testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre. Ragionavo della necessità di non aspettare la Giornata della Memoria, per parlare della Shoah con i più giovani, sostenendo i sempre più rari e preziosi sopravvissuti all’Olocausto. Nessuno di noi avrebbe potuto neppure minimamente immaginare l’indecente episodio di ieri. Che si potesse cominciare la settimana che porta al 27 gennaio, con il delirante tweet di Elio Lannutti, infatti, va molto al di là della peggiore immaginazione.

Tirar fuori, all’alba del terzo millennio, il protocollo dei Savi di Sion, il più fosco falso che sia mai stato prodotto e diffuso, significa essere ignoranti in modo irrecuperabile o spregiudicati a un livello intollerabile. O entrambe le cose. Non c’è giustificazione, propaganda, ideologia per quanto distorta, che possa consentire a un parlamentare della Repubblica italiana di diffondere impunemente una vergogna storica come questa.

L’imbarazzante e ridicola marcia indietro di ieri non basta. Un senatore, ma prima ancora un uomo adulto e in pieno possesso delle proprie facoltà, non può cavarsela come un bimbetto delle elementari, pizzicato a rubare la merendina. Qui, si parla di rievocare uno dei pilastri della peggiore propaganda del secolo scorso, parole usate coscientemente dalle anime nere del ‘900, per ammantare i loro progetti criminali di una qualche forma di giustificazione. Ecco perché non è sufficiente chiedere scusa o dire “io ho solo ritwittato”. Basta con questa deresponsabilizzazione personale, che inevitabilmente finisce per diventare collettiva. Ritengo personalmente che il senatore Lannutti si dovrebbe dimettere e l’Aula rapidamente ratificare. Per un sussulto, ora sì, prima di dignità personale e poi dell’intera assemblea di Palazzo Madama. Che Lannutti sieda a pochi scranni da Liliana Segre mi imbarazza. L’era dei social non può essere confusa con l’era del tutto si può dire e scrivere e poi cancellare. Come se nulla fosse accaduto.
È accaduto. Le terrificanti parole che l’instancabile Liliana Segre rivolge a migliaia di ragazzi ogni settimana sono lì a ricordarcelo, ammonendo ciascuno di noi ad assumerci la responsabilità della vigilanza.

Se qualcuno è disposto a giustificarsi sempre e comunque, la comunità civile ha il dovere morale di sanzionarlo. Lo dobbiamo alla verità storica della Shoah e delle sue origini, ma soprattutto alla nostra dignità di uomini.



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