Un necrologio e l’annuncio di una nascita. Antonio Ingroia decreta oggi la morte di Rivoluzione civile e contemporaneamente presenta il suo nuovo movimento, Azione civile.
Preso atto del “risultato insoddisfacente” delle elezioni, una nota congiunta a firma di Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018) comunica la decisione all’unanimità di considerare conclusa l’esperienza di Rivoluzione civile. “Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell’immediato”, scrivono i leader dell’alleanza politica.
Ma la fine di Rivoluzione civile non rappresenta la fine del futuro politico di Ingroia. Come spiegano fonti vicine all’ex pm di Palermo, questo comunicato rappresenta una presa d’atto obbligata sulla fine di un’esperienza che si basava sul consenso di tutti. Quando una delle parti, Antonio Di Pietro, ha scelto di non continuare, l’alleanza è naturalmente venuta meno.
Ma è la coalizione a essere fallita. Ingroia invece non ha nessuna intenzione di smettere con la politica. Anzi, fatto un epitaffio, c’è tempo per rallegrarsi della sua nuova creatura, Azione civile, che è stata presentata in una conferenza stampa oggi. La prima assemblea nazionale del nuovo movimento si svolgerà il 22 giugno e, raccontano, punta ad avere un rapporto più diretto con i cittadini e meno con i partiti.
E, anche se la targhetta con il suo nome alla Procura di Aosta è già pronta, Ingroia non ha alcuna fretta di fare i “bagagli” (copyright Maurizio Crozza) e trasferirsi, come deciso dal Csm, alla sua nuova vita da sostituto procuratore nella città valdostana.