Da qualche settimana una bomba a orologeria è stata lanciata sulla politica italiana. Non si sa quanto coscientemente, né da chi. Essa rischia di far esplodere tutto, ma già ora la sua semplice presenza sembra rompere i difficilissimi equilibri su cui si regge il governo. La bomba si chiama Alessandro Di Battista e il suo scopo sembra essere, in questa fase, quella di mettere in discussione proprio la scelta governativa del Movimento. Per raggiungerlo Di Battista non fa altro che contraddire le politiche dell’esecutivo che stanno più a cuore all’alleato leghista. Con il risultato di irritarlo, provocarlo e costringere Di Maio a correggere continuamente il tiro.
In tutto questo, il povero Conte è ormai costretto a mediare non solo sul fronte esterno, ma anche su questo sempre più aggrovigliato fronte interno (in verità ci riesce benissimo e l’operazione gli dà non solo ruolo e visibilità, ma lo aiuta a costruirsi quella statura di leader che per ovvi motivi fino a poco tempo fa non aveva). Ovviamente, il ritornare in campo di Di Battista è strettamente legato al calo del Movimento nei sondaggi. È infatti soprattutto un certo tipo di elettorato dei Cinque Stelle che sembra in fuga libera: diciamo, una certa e confusa sinistra terzomondista e decrescista, e anche giustizialista, orfana forse del “lungo” e tardo Sessantotto italiano, che in Dibba ha trovato tutto sommato il suo rappresentante. In sostanza, il gioco però potrebbe essere molto pericoloso per tutto il Movimento. Certo, con la presenza in campo come disturbatore di Dibba, Di Maio, in linea di principio, potrebbe avere un’arma in mano per limitare le ambizioni di Salvini. Ma è una strategia che, a ben vedere, non fa i conti proprio con l’ingombrante leader leghista. Il quale, a un certo punto, potrebbe anche ritenere che sia giunto il momento di capitalizzare nel voto i consensi dei sondaggi e di non scontentare più a lungo le fette dell’elettorato contrarie alle politiche dettate dai Cinque Stelle.
In ogni caso, la mossa di chiedere agli alleati un voto contro l’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti è magistrale da un punto di vista politico e non ha solo un carattere politico formale-giudiziario come un irriconoscibile (nella forma) Salvini ha cercato ieri di argomentare sulle pagine del Corriere della sera. Con essa, egli ha spiazzato e messo all’angolo l’alleato. Delle due l’una: o i Cinque Stelle lo seguono nel voto contrario, ed il rischio è quello di spezzare il Movimento e scontentare in maniera forse irreparabile una fetta del loro elettorato; o non lo segue, e a questo punto la Lega potrebbe essere tentata di far cadere il governo. Certo, una terza via ci sarebbe: i fatti potrebbero costringere Dibba a far retromarcia. Ma a livello d’immagine pubblica, e quindi di crisi del Movimento, sarebbe una circostanza veramente molto deleteria. Che dire? Le previsioni sull’evoluzione del quadro sono difficili perché troppe sono le variabili. Il gioco politico si fa sempre più complicato o appassionante, scegliete voi. Date le condizioni di partenza – un Paese diviso e una legge elettorale truffaldina – non poteva essere diversamente.