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Chi sono i delusi dalle nomine di sottosegretari e viceministri

Mettere d’accordo le tre anime che compongono il governo Letta e le molte altre in cui è diviso il Partito Democratico non è stato facile.
Così come con la squadra di ministri, anche per quella di sottosegretari e viceministri la partita è stata molto delicata e tesa, basata, più che sul curriculum, sulla bilancia. E, come è naturale, non ha potuto accontentare tutti.

Ma chi è rimasto fuori da questo nuovo giro di nomine? Enrico Letta sembra aver risposto alle accuse di aver tirato su un governo che vira al centro, scegliendo nomi più a sinistra del partito, come il giovane turco Stefano Fassina all’Economia e il bersaniano Maurizio Martina alle Politiche agricole.

Chi ci ha rimesso è quindi l’ala più moderata del Pd. Molta delusione tra i renziani, per la mancata nomina di Roberto Reggi, coordinatore delle primarie e sindaco di Piacenza, e tra i veltroniani per il depennamento all’ultimo momento di Marco Minniti ai Servizi Segreti, come ha scritto il Corriere della Sera.

Fuori dai giochi anche i lettiani duri e puri come Paola De Micheli e Francesco Boccia, che però si potrà accontentare di avere una moglie ministro, la pidiellina Nunzia De Girolamo all’Agricoltura.

Dall’altra parte del cielo, in casa Pdl, restano a bocca asciutta Mara Carfagna, che era in corsa anche per un ministero e Laura Ravetto, a cui è stato preferito Gioachino Alfano, alla Difesa.

Tra i montiani, sorpresa per l’assenza di Piero Giarda, ma sarebbe stato lo stesso ex ministro a chiamarsi fuori.



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