Neanche il tempo di commentare tutte le nomine di sottosegretari e viceministri decise ieri dal consiglio dei ministri, ed ecco che c’è un altro totonomi all’orizzonte. Quello per decidere chi presiederà la Convenzione per le riforme istituzionali, una sorta di nuova versione della Bicamerale dalemiana del 1998.
I nomi più gettonati al momento sono quelli del leghista Roberto Calderoli e di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere si è in realtà autonominato per quel ruolo: “Ci devo andare io in quel posto perché sono il più bravo”, ha detto.
Ma sul Cavaliere i veti sono tanti, ieri quello di Stefano Rodotà. E al coro di no si aggiunge oggi quello di Matteo Renzi. Sì, il sindaco di Firenze promotore settimane fa delle larghe intese con il Pdl del suo partito, stacca ora la spina.
“Ora non esageriamo, un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione a Berlusconi”, avrebbe detto il sindaco ai suoi parlamentari, secondo la ricostruzione di Repubblica.
Il ruolo di presidente della Convenzione auspicata da Enrico Letta nel suo discorso programmatico è infatti fondamentale e, dice Renzi, “non è che possiamo arrivare a trasformarlo in un padre costituente”.
E se scende il nome di Berlusconi, a salire è di conseguenza quello di Calderoli, l’ex ministro della Semplificazione, autore della legge elettorale attuale tanto criticata e definita da lui stesso “porcata”. Sarà lui dunque il padre costituente?