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Il legame sociale del welfare secondo la Fondazione Roma

Si è svolta oggi a Palazzo Sciarra, sede della Fondazione Roma, la conferenza dal titolo “Un modello italiano per il welfare. L’orizzonte dei beni di comunità”.

Davanti a una folta platea si è dibattuto il tema centrale del welfare che ha da sempre distinto l’Italia dagli altri Paesi. Relatori dell’evento sono stati il Presidente della Fondazione Emmanuele Emanuele, Mauro Magatti, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Giuseppe De Rita Presidente della Fondazione Censis, Johnny Dotti presidente di Welfare Italia,  Flavio Felice professore dell’Università Lateranense, Antonio Marzano Presidente del Cnel e Stefano Zamagni professore dell’Università di Bologna. Ha moderato il giornalista Stefano Righi.

“Il welfare, che fin dal 1800 è stato la caratteristica distintiva dell’Europa rispetto al resto del mondo sviluppato – ha affermato il Presidente della Fondazione Emanuele – non esiste più, vittima delle politiche di austerity imposte dai governi”. “La crisi tuttavia – ha continuato Emanuele – può rappresentare una preziosa occasione di crescita e di cambiamento, mettendo in campo le risorse di quello che io chiamo ‘Terzo Pilastro’: una galassia di soggetti diversi – imprese sociali, fondazioni, Ong, cooperative, Onlus, organizzazioni di volontariato –, che costituisce un antico patrimonio, tutto italiano”.

L’obiettivo, che prende forza dalla modifica dell’Art. 118 della Costituzione che introduce la sussidiarietà, è quello di generare ricchezza e benessere diffuso attraverso il welfare, considerato come opportunità e non come mero costo, ha aggiunto Emanuele.

L’evento è stato anche l’occasione per presentare gli esiti del progetto Welfare 2020. Il futuro dei sistemi di protezione sociale nel nostro Paese, nato da una collaborazione biennale tra la Fondazione Roma e il Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change (ARC) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il professor Magatti ha sottolineato quanto sia importante per il nostro Paese puntare sulla comunità per ottenere efficienza economica e sociale. Il welfare è un bene di comunità, pensato come legame sociale, un principio che va ristabilito partendo proprio dalle comunità.

“Per l’Italia – afferma Magatti – è l’occasione imperdibile per avviare una grande stagione di innovazione istituzionale centrata sui beni di comunità che fanno parte del dna più profondo del nostro paese. Beni di comunità intesi come nuove forme di governance partecipata a base territoriale che non solo costituiscano una terza via tra statalismo e mercatismo, ma che anche aprano spazi realistici di esercizio concreto di corresponsabilità democratica. Seguendo questa linea, l’innovazione istituzionale, soprattutto in tema di welfare, potrebbe aiutare a sfuggire alla morsa tra lo stringente vincolo finanziario e la mera rivendicazione di diritti che si scaricano poi sul bilancio pubblico”.

Un continuo recupero di valori che non dovrebbe più dare a quelli finanziari i primi posti della scala valoriale.

Anche il numero di Formiche di maggio “La bolla demografica” ha voluto dare risalto al tema del Welfare in Italia con una storia di copertina dedicata all’allungamento della vita e alla gestione dei problemi per i giovani e gli anziani, in precario equilibrio demografico, ospitando riflessioni tra gli altri di Antonio Mastrapasqua, Giuseppe Roma, Joseph Stiglitz, Giorgio Vittadini e Luigi Campiglio.

 


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