L’Italia resta uno dei pochi Paesi occidentali che non riconosce la legittimità del governo di transizione di Juan Guaidó in Venezuela. La settimana prossima, partiti dell’opposizione italiana presenteranno una mozione per rivedere questa posizione.
Una delegazione del governo ad interim del Venezuela è arrivata in Italia per spiegare il carattere giuridico del piano di transizione e l’importanza del ruolo della comunità internazionale in questo processo.
A guidare il gruppo c’è Francisco Sucre, presidente della Commissione esteri, sovranità e integrazione dell’Assemblea Nazionale del Venezuela, e deputato per lo stato Bolívar.
In una conversazione con Formiche.net, Sucre ha lanciato un appello al Movimento 5 Stelle per prendere le distanze dal regime fuorilegge di Nicolas Maduro, sottolineando la situazione di emergenza umanitaria complessa che vive il Paese sudamericano, e l’importanza nel nuovo quadro geopolitico globale.
Quali sono gli obiettivi principali della delegazione del governo di transizione in questa missione in Italia?
L’obiettivo di questa delegazione che viaggia in Italia è spiegare il processo politico che si sta portando avanti in Venezuela, e l’agenda preparata dall’Assemblea Nazionale e il suo presidente, il deputato Juan Guaidó: fine dell’usurpazione, governo di transizione ed elezioni libere. Considerando che il Venezuela è il secondo Paese con italiani oltreoceano dopo l’Argentina, il che fa della situazione venezuelana non un caso lontano ma parte della politica domestica italiana.
Vogliamo fornire idee chiare rispetto al riconoscimento del governo ad interim di Guaidó, per aumentare la pressione sul regime di Nicolás Maduro in Europa, e spingere al blocco degli attivi e degli investimenti.
Il caso venezuelano è entrato nello scenario politico italiano. Non essendo nel contratto di governo della coalizione, cosa può dire al partito Movimento 5 Stelle? L’Italia continuerà l’isolamento dai Paesi alleati in Occidente per Maduro?
L’appello è semplice: la politica è dinamica e deve essere spinta dall’interesse di promuovere il benessere dell’Italia e degli italiani, ovunque siano. L’idea è collocarsi dal “lato corretto della storia e della Costituzione”.
Si sono registrate molte adesioni di diplomatici venezuelani che riconoscono il governo di Guaidó?
Sì, molte, non solo di diplomatici ma anche di militari (attivi e ritirati), e i sondaggi di opinione indicano che il 91,8% della popolazione riconosce come presidente legittimo Juan Guaidó, e tutto perché Maduro e il suo regime non proteggono nessuno. Inoltre, i cittadini vogliono ed esigono un cambiamento per migliorare la loro qualità di vita.
I diplomatici all’estero non sono l’eccezione, molti di loro vogliono lavorare e servire allo Stato venezuelano, e non essere solo semplici pedane di un governo che non rispetta la professionalità e i meriti, ma al contrario vuole solo l’adesione al regime.
Un deputato del M5S, Pino Cabras, ha detto in un’intervista a Formiche.net che gli aiuti umanitari possono essere un’arma a doppio taglio. Che può dire ai politici italiani che mantengono questa posizione?
Semplicemente questo è un argomento ancorato nella decade degli anni ‘60 del Socialismo del XX secolo, proprio della lotta anti-imperialista, delle invasioni e della lotta sinistra vs destra. Questo è un problema contemporaneo la cui interpretazione è diversa. Dal punto di vista del diritto, specificamente degli obblighi, queste si basano sul diritto romano con l’idea del “pater familias” (buon padre di famiglia).
In Venezuela esiste un’emergenza umanitaria complessa; risultato delle azioni di un regime fuorilegge come quello di Maduro che ha agito come un cattivo padre di famiglia, per non compiere con la responsabilità di proteggere i diritti umani della popolazione.
Dunque, è la società internazionale a dovere, in maniera collettiva, attendere e proteggere una popolazione vulnerabile attraverso gli aiuti umanitari. Questo è una realtà e non un’arma a doppio taglio. Il regime di Maduro è irresponsabile e indolente, cerca di vittimizzarsi davanti ai suoi simpatizzanti con il sostegno di alleati internazionali, come il Movimento 5 Stelle.
Inoltre, Maduro cerca di nascondere quello che succede in Venezuela, dicendo che non c’è crisi umanitaria, perché questa “è possibile solo quando c’è un disastro naturale o un conflitto armato interno”. Si nasconde dietro ai concetti di sovranità, autodeterminazione dei popoli e non intervento, come fanno tutti i regimi autocratici del mondo.
La crisi venezuelana è diventata internazionale. sembrerebbe essersi trasformata in epicentro di nuove tensioni geopolitiche (Stati Uniti vs Russia, Cina, ecc.). Crede che questo può essere positivo per arrivare a nuove elezioni libere in Venezuela?
È vero, è successo prodotto della globalizzazione. I problemi non possono essere catalogati come “domestici o internazionali”, la porosità delle frontiere trasforma i fenomeni, oggi per oggi, in “intermestici”. Quello che succede oggi in Venezuela apre le porte alla ridefinizione delle aree di influenza tra gli Stati Uniti, Russia e Cina.
L’uscita delle truppe americane dalla Siria può lasciare senza controllo l’area di influenza della Russia con la conseguente risposta reciproca che può aprire la porta all’influenza russa in Venezuela. Mentre il maggiore interesse della Cina è guadagnare aree e mercati commerciali, oltre a recuperare le sue inversioni in Venezuela, qualunque sia il nuovo presidente. Questo panorama può facilitare la transizione in Venezuela.
Tuttavia, possono bloccare la velocità di questo processo i presunti vincoli del regime venezuelano con gruppi irregolari e reti di crimine globale organizzato (i membri dell’Agenda Negativa dei Rapporti Internazionale) che possono tenere sotto sequestro Maduro e i funzionari del regime.
Quali saranno le prossime tappe del processo che vive il Venezuela, secondo lei?
La rotta è chiara. L’idea è aumentare la pressione internazionale e l’articolazione delle forze dei cittadini all’interno del Paese, per procurare la fine dell’usurpazione attraverso la rottura del blocco dominante, il che è più che urgente giaché in Venezuela viviamo un’emergenza umanitaria complessa per la mancanza di medicine, alimenti e servizi basici. Maduro e il regime non proteggono nessuno e minacciano la vita di 30 milioni di venezuelani.
Dopo la rottura del blocco dominante si può iniziare la negoziazione politica, con un governo di transizione che applichi le misure di emergenza nei temi sociali, economico e il ripristino dello Stato di diritto per fortificare lo Stato venezuelano e chiamare ad elezioni libere, così il voto sarà espressione genuina della volontà del popolo.
Tuttavia, per il richiamo ad elezioni libere, c’è bisogno di scegliere un nuovo Consiglio Nazionale Elettorale, affidabile per tutti; abilitare tutti i partiti politici, senza prigionieri politici né politici inabilitati, e garantire l’osservazione internazionale professionale, obiettiva e imparziale.