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Morire per lavoro. L’altra faccia del welfare

E’ tragico, ma siamo abituati a sentir parlare di “morti bianche”, di morti sul lavoro. Un bollettino di guerra con il quale l’Italia deve fare i conti ogni anno. Questa volta però, l’operaio morto non è stato schiacciato da una gru o da un carico pendente. E’ morto schiacciato dai debiti.

Stavolta non sono mancate regole o dotazioni di sicurezza, ad uccidere è stata la mancanza di ammortizzatori sociali. Se vogliamo, la mancanza di una speranza.

Padre di un bambino di sei anni, assunto con contratto a tempo indeterminato, grazie al suo stipendio ed a quello da precaria della moglie è sempre riuscito a fare fronte agli impegni finanziari. Primo tra i quali il mutuo per l’appartamento nella palazzina dove abitano i suoceri. Sogni e speranze normali, in un paese normale. Il licenziamento della moglie, rimasta poi disoccupata, ha infranto questi sogni.

Intanto, con l’accordo sul welfare il governo stanza per i pensionati di oggi10 volte le risorse destinate ai giovani. La sinistra radicale ringrazia, i lavoratori un pò meno.


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