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Marco Bernardi: per innovare devi desiderare l’impossibile

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro. Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”: è di Diego Armando Maradona la frase che preferisce tra quelle scelte per richiamare i valori dell’azienda che si è trovato a guidare da un paio d’anni, dopo l’inaspettato passaggio del testimone da parte del padre.
È Marco Bernardi (Bologna, 1977), Presidente di Illumia, la start up che è diventata il primo family business dell’energia, con 1 miliardo di fatturato e circa 300.000 clienti su tutto il territorio nazionale. Dopo la sua esperienza presso un hedge fund americano a New York, dal 2009 al 2011, ha fondato Illumia Trend con due amici, la società che si occupa dell’approvvigionamento dei clienti di Illumia nei mercati energetici europei.
Nel 2018 ha ricevuto il premio EY Imprenditore dell’anno nella categoria “Innovazione”, per la creazione di un ambiente di lavoro che favorisce nuove idee e una propensione al rischio bottom-up. È così che sono nati i migliori progetti di successo del gruppo, idee di collaboratori coinvolti fino alla partnership societaria: dalle lampadine a led a Wekiwi, la prima digital company energetica in Italia.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Un realista, una persona impegnata con la realtà. Chi, come Camous, pensa che il realismo è desiderare l’impossibile in tutto quello che si fa. Cioè chi è consapevole che essendo i bisogni infiniti, lo sono anche le soluzioni.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Non lo so, spero solo che lo cambi in meglio, non è così scontato. I social media hanno migliorato il mondo?

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Vivere quello che dice e rischiare prima di tutto sulle persone.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Un grande amico morto in un incidente stradale. Era un chirurgo, mi ha insegnato più lui a fare l’imprenditore che 4 anni di università. Diceva sempre che la libertà vera è non avere paura di sbagliare. E poi chi oggi non mi lascia tranquillo e non mi spalleggia nelle mie rigidezze. Chi mi ricorda che siamo fatti per qualcosa di grande. Da questo punto di vista mia moglie è una bella spina nel fianco.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Mi fanno paura l’omologazione del pensiero, il dubbio sistematico e la dematerializzazione dei rapporti umani. Zavorre assolute alla propensione al rischio e all’attitudine a costruire.
I rapporti d’amicizia vera sono l’unico argine efficace al mind-set dominante.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Stiamo lavorando per diventare il 5° player del mercato elettrico nazionale.
Il futuro è l’internazionalizzazione, abbiamo l’età e la motivazione giusta per tentare.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Una vittoria del Bologna sulla Juventus credo mi emozionerebbe molto…
Mi fa arrabbiare perdere, ma soprattutto perdere tempo, in particolare a causa dei perfezionismi e delle analisi. Il tempismo è tutto.
Come diciamo in azienda: il meglio è nemico del bene.



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