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Il supporto al Niger è fondamentale. Parola del ministro Trenta

Dopo la visita del premier Giuseppe Conte all’inizio dell’anno, è in arrivo in Niger il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Il Paese africano è considerato centrale “nella lotta la terrorismo e ai traffici illeciti” e dunque “perfettamente in linea con gli interessi nazionali”.

LA TAPPA ALGERINA

Prima di arrivare in Niger però, il ministro Trenta ha fatto tappa in Algeria, per una visita al Monumento ai Martiri dell’indipendenza e per alcuni incontri con le autorità locali. L’obiettivo è “ringraziarle personalmente per il ruolo fondamentale che l’Algeria riveste nello sviluppo della cooperazione tra tutti i Paesi che compongono le due sponde del Mediterraneo”. Su questo punto, il ministro Trenta ha chiarito a più riprese l’esigenza di affrontare le molteplici sfide del nostro “fronte sud” con il dialogo costante con i Paesi nordafricani. A dicembre, chiudendo l’anno di presidenza italiana del programma “5+5” (che riunisce gli Stati rivieraschi del Mediterraneo), la titolare di palazzo Baracchini ha invitato ad approfondire la collaborazione attraverso “un’analisi approfondita delle minacce e delle sfide alla sicurezza dell’area mediterranea, con particolare riferimento al tema del terrorismo di matrice radicale e ai traffici illeciti gestiti da reti criminali”.

VERSO LE ELEZIONI

In tal senso, il ruolo dell’Algeria appare fondamentale, ragion per cui il premier Conte vi ha già fatto tappa lo scorso novembre, ribadendo da parte sua l’esigenza di un’intesa comprensiva sulla stabilità nordafricana, a partire dal complesso dossier libico. Il ruolo di Algeri sembra ancor più rilevante in questi giorni. Sul fronte esterno, preoccupa la ritrovata instabilità a Tripoli. Sul fronte interno, invece, c’è da registrare l’accensione del dibattito politico nel Paese in vista delle elezioni presidenziali del prossimo aprile, che vedono l’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika alla ricerca del quinto mandato. Il modello istituzionale e sociale che ha entusiasmato per la capacità di preservare (quasi) del tutto il Paese dagli effetti del post-primavere arabe potrebbe subire sconvolgimenti con la tornata elettorale.

LA VISITA IN NIGER

In ogni caso, per l’Italia appare altrettanto importante la partita nigerina. A Niamey, il ministro Trenta farà visita ai militari impegnati nella missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin). Si tratta di un impegno “importantissimo per l’Italia – ha notato il ministro – poiché, nel sostenere le richieste del governo nigerino, tra le altre cose punta a frenare e ridurre il flusso incontrollato dei migranti verso il nostro Paese”. È dunque una missione “perfettamente in linea con l’interesse nazionale e che, dopo mesi di impasse, noi siamo riusciti a sbloccare grazie al dialogo e al senso di responsabilità”. In particolare, ha aggiunto la Trenta, “il supporto al Niger nella lotta al terrorismo e ai traffici illeciti, inclusi quelli di esseri umani, è fondamentale, così come considero cruciale il sostegno umanitario che stiamo fornendo alla popolazione attraverso la donazione di medicinali e attrezzature sanitarie”.

GLI INCONTRI PRECEDENTI

Di tutto questo la Trenta aveva già parlato a ottobre con il collega nigerino Kalla Moutari, giunto a Roma per trovare la quadra su una missione che aveva trovato più di qualche ostacolo, almeno fino a settembre, quando il ministro italiano annunciava il definitivo sblocco dell’iniziativa. A metà gennaio, è stato poi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a fare visita al governo di Niamey e alla missione italiana. “L’Italia è anche disponibile a incrementare gli sforzi per l’addestramento di Forze armate locali, anche le forze speciali”, aveva spiegato il premier facendo eco alle parole già espresse della Trenta. In quell’occasione erano stati resi noti i numeri della missione: 92 militari italiani, in aumento di una ventina di unità rispetto alla consistenza media degli ultimi mesi del 2018.

I NUMERI DELLA MISSIONE

In realtà, il pacchetto missioni dello scorso anno prevedeva un impegno più corposo, autorizzando un dispiegamento massimo di 470 militari italiani, 130 veicoli e due aerei. Numeri che non sono mai entrati a regime vista le titubanze di Niamey su cui (a detta di molti esperti) hanno pesato anche le resistenze dei francesi, forse non del tutto convinti di un potenziamento del ruolo italiano in una zona che considerano di loro competenza. Poi, a settembre, lo sblocco della missione e l’inizio dell’operatività dei primi Mobile training teams, gruppi di esperti militari con il compito di formare le forze nigerine al fine di rafforzare le capacità di controllo sul territorio. La missione italiana, che si inserisce nello sforzo europeo e statunitense per la stabilizzazione del Sahel, punta a incrementare le capacità del Paese di contrastare i traffici illegali e le minacce alla sicurezza. Una strategia che ha già dato i suoi frutti, e per cui il governo cerca ora la sponda europea.



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