Alle milizie armate che assediano i ministeri a Tripoli non è bastata l’approvazione della legge che esclude dal governo i funzionari che servirono durante il passato regime di Muammar Gheddafi. I gruppi continuano a rimanere fuori dal ministero della Giustizia e degli Esteri, dove stazionano da oltre una settimana, e a chiedere le dimissioni del primo ministro Ali Zeidan.
Da settimane il governo ha lanciato una campagna per smantellare le milizie dalla capitale. Trascorsi due anni dalla caduta di Gheddafi i gruppi ribelli non hanno abbandonato le armi, mentre il governo continua a mostrare segni di debolezza.
Proprio sotto le pressioni, e le minacce, domenica il Parlamento ha dato il via libera aal provvedimento con 164 sì e appena quattro contrari. Una volta ratificato dalla commissione legislativa del Congresso generale nazionale potrebbe colpire tra gli altri lo stesso premier, un tempo ambasciatore prima della diserzione e dell’esilio nel 1980, e almeno 4 sui ministri, nonché il presidente del CGN Mohamed Megaryef. La legge comprende tutto l’arco temporale del regime del colonnello, dal 1969 sino alla sua morte nel 2011, sebbene si attenda di capire meglio come sarà applicata.
Osama Kaabar, uno dei leader armati, è stato chiaro, l’assedio andrà avanti sino alla caduta del governo. Secondo altre fonti i ribelli non sono tuttavia così uniti. Alcuni tra quelli che stazionano davanti al dicastero della Giustizia hanno detto ad al Jazeera di essere pronti a smontare i campi. Un altro leader delle milizie, citato dall’agenzia France Presse, ha sottolineato le differenze negli obiettivi dei diversi gruppi e spiegato che per alcuni l’approvazione della legge è stata sufficiente.