Una norma per estendere anche ai single la possibilità di adottare. È questa la proposta di legge di Laura Ravetto (FI), avanzata nel corso della passata legislatura, e ferma ormai da tre anni in Commissione, più volte calendarizzata ma mai portata alla discussione in Aula. Nulla è cambiato nemmeno con il nuovo governo che, se con il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana dà voce a un’anima cattolica e tradizionalista, dovrebbe trovare tra le fila del M5S i suoi esponenti più progressisti.
Così non è, almeno per quanto riguarda questo tema, e la modifica alla legge 4 maggio 1983 n.184 tarda ad essere presa in considerazione. Eppure in Europa ci sono precedenti ormai datati. La Convenzione europea del 1967 prevede la possibilità per i single di adottare un minore come accade in Francia, Regno Unito, Spagna e Germania. A supporto di questa proposta è stata avviata anche una petizione, che nel giro di pochi mesi ha già raccolto 17mila adesioni.
Di tutto questo abbiamo parlato proprio con Laura Ravetto, in prima linea in questa battaglia.
Da dove nasce l’esigenza di introdurre nel nostro ordinamento la possibilità anche per i single si adottare un bambino?
Prima di tutto dalla necessità di non considerare i bambini disabili come bambini di serie B, perché in Italia abbiamo una norma che dice che i single possono adottare ma solo a date condizioni, una di questa è la disabilità del piccolo. Questo non è da Paese civile e credo che i bambini siano tutti uguali, se un single può adottare è in grado di adottare qualunque bambino. In secondo luogo c’è il diritto del bambino a trovare l’amore in una persona che, magari, non ha avuto la fortuna di incontrare l’anima gemella ma è in grado di crescere un bambino nel migliore dei modi. Voglio sottolineare che la mia proposta di legge non toglie al giudice alcuna discrezionalità. La terza esigenza è quella di uniformarsi a tutti gli altri ordinamenti europei e occidentali, il nostro ha i piedi nel trapassato.
La sua proposta di legge è ferma da tre anni.
Io l’ho proposta nella scorsa legislatura, quando c’era un governo di sinistra, a parole progressista. La verità è che anche nella scorsa legislatura è stata calendarizzata in Commissione ad aprile ma la discussione in Aula è stata sempre rinviata. Nessuno ha avuto il coraggio di prendere in mano un tema che può scontentare l’elettorato in maniera trasversale, ma è anche vero che è un’esigenza che sentono moltissime persone.
Su Twitter lei ha ricevuto il supporto di Paola Concia.
Esatto, ma purtroppo non è in Parlamento. A parole questa battaglia attraversa i partiti però quando si arriva al dunque e si tratta di calendarizzare ci sono sempre resistenze, ma io non demordo. Le due Commissioni competenti sono Affari Sociali e Giustizia, è un dato di fatto che il presidente della Commissione Giustizia è stato sostituito da poco, tornerà alla carica anche lì. Ma tutti i gruppi soffrono di resistenze interne, anche nel mio gruppo ci sono sensibilità diverse. Io vorrei solo che venisse portata alla riflessione dell’Aula, se non passa ne prenderà atto.
Con questo governo cambia qualcosa? Il M5S dovrebbe essere una forza progressista.
Non sarà semplicissimo. Il ministro competente è uno molto conservatore. Io mi stupisco del M5S perché a parole sono giovani, progressisti però una battaglia così non me l’appoggia nessuno.
Nell’attuale governo quale potrebbe essere il suo referente per questa proposta?
Giulia Bongiorno, anche se ora è molto impegnata sul decreto concretezza. Se devo pensare a un ministro che ha questa sensibilità penso a lei, anche se non le ho ancora parlato. Ma a parte questo io credo che un deputato debba portare a casa le battaglie facendo conto solo sulle sue forze. E io sono una combattiva, non mi fermo.
Le componenti cattoliche potrebbero accusarla di voler mettere in dubbio la famiglia composta da due persone.
Io sono cattolica praticante, io parto dal presupposto che per un bambino sia meglio avere una famiglia, anche se formata da una sola persona, che si prende cura di lui, piuttosto che passare la sua infanzia in un istituto.
Anche la società civile si è mossa. C’è una petizione su questa proposta di legge.
Sì c’è una petizione della dottoressa Serena Caprio che mi aiuta in questa battaglia e le dico che abbiamo raccolto più di 17mila firme in pochissimi mesi.
Ha avuto modo di avere un rapporto diretto con le persone interessate all’approvazione di una norma di questo tipo?
Sono tantissime le donne che mi scrivono, mi ringraziano per l’iniziativa e mi dicono che trovano assurdo che sia a loro vietato di mettersi a disposizione. Io sono colpita dal fatto che nel nostro Paese ci sia stata un’evoluzione per la quale il numero due è il numero magico. Basta essere in due per avere la possibilità di adottare. Abbiamo delle sentenze che dicono che una coppia, indipendentemente dagli orientamenti sessuali, può adottare. Per i single questo non vale. Che differenza c’è tra due mamme e una? In questo Paese c’è una discriminazione nei confronti dei single.
Quella del single, poi, non è una condizione sempiterna.
Non è nemmeno questo il tema. Non dobbiamo partire dalla prospettiva dell’adulto e della sua situazione sentimentale. Il tema è se quel bambino insieme a quell’adulto troverà la felicità. È questa la valutazione che fa il giudice. Io non voglio utilizzare politicamente l’esempio di quel papà single che ha adottato una bimba disabile, con lui ho anche presentato un libro. Però io credo che una persona così sensibile possa essere tranquillamente in grado di adottare qualunque bambino e dare amore. Perché è di amore che stiamo parlando e della capacità di darne. Poi le sembra giusto che quella bimba debba sentirsi diversa perché disabile? A me no.
È un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei bambini, insomma.
Esatto. La prospettiva sono i diritti dei bambini. Io non voglio fare una proposta di legge per assecondare le velleità o i desideri di maternità degli adulti. I benaltristi mi dicono spesso che vanno aiutate le coppie nel velocizzare le adozioni. È giusto, anzi è giustissimo, io ho anche una proposta legislativa per la velocizzazione delle adozioni. Il punto è che questa è una proposta per la modifica di un solo articolo che si potrebbe votare in tre ore. Qui manca la volontà politica.