Un’alleanza tra Genova e Pechino, tra il porto e il colosso cinese China Communication Construction Company (Cccc), per realizzare alcune delle grandi opere per lo sviluppo dello scalo ligure, dallo spostamento della diga foranea all’ampliamento dello stabilimento di Fincantieri. C’è anche questo dossier nella corposa valigia che il presidente cinese Xi Jinping porterà con sé in Italia dal 21 al 24 marzo per la sua prima visita di Stato da quando è salito alla massima carica istituzionale della Repubblica popolare a marzo 2013, pochi mesi dopo la conquista della segreteria del Partito comunista. Non a caso della delegazione del Presidente cinese dovrebbero far parte tra gli altri, anche Wang Jingchun, presidente esecutivo di Cccc e il suo direttore generale Changmiao Zha.
Qualche giorno fa è stato proprio il presidente dell’Autorità Portuale di Genova e Savona, Paolo Signorini ad annunciare, durante un convegno della Confindustria ligure, che si sta lavorando “per costruire una nuova società in partnership con il gruppo cinese Cccc che ci aiuterà nelle fasi di appalto di alcune grandi opere relative al porto di Genova”. Non è stata un’uscita estemporanea, visto che i contatti ci sono da sempre e si sono intensificati con una recente visita a Shanghai dei vertici dell’Autorità Portuale, poi ricambiata con un viaggio d’esplorazione dai top manager cinesi a Genova e Savona.
Il gruppo cinese, nato nel 2005, dalla fusione di China Harbour Engineering Company (Chec) e China Road and Bridge Corporation (Crbc) è uno dei big orientali per le costruzioni, con un fatturato nel 2017 di 75 miliardi di dollari, ed è la numero tre al mondo nella classifica Engineering news record per fatturato internazionale: 23,1 miliardi di dollari. L’azienda è nota soprattutto per la costruzione, completata di recente, del ponte marino che collega la Cina con Hong Kong e Macao. Si tratta di un viadotto di 54,7 km, il più lungo del mondo. Non a caso si era proposta anche per la costruzione del nuovo ponte Morandi poi assegnato alla cordata Salini-Fincantieri.
Per capire le dimensioni di Cccc basta pensare ad una matrioska: ha ben 34 società controllate, tutte ovviamente statali, con le quali è impegnata in tutto il mondo in attività di progettazione e costruzione di infrastrutture di trasporto, dragaggio e fornitura di gru. Basta guardare come si è mossa in questi ultimi anni, soprattutto in Africa dove ha costruito porti marittimi, ponti, tunnel sottomarini, nuove città, isole artificiali e ferrovie. Senza dimenticare che in Etiopia ha costruito oltre 2500 km di autostrada, ingrandito l’aeroporto internazionale di Addis-Abeba e inaugurato un ponte autostradale a Brazzaville, mentre in Gambia ha rifatto il porto di Banjul in Gambia e aumentato i terminal portuali a Kribi in Camerun.
Ed è proprio sui porti che ultimamente ha concentrato il proprio core business. Ad Abidjan in Costa d’Avorio il gruppo cinese sta lavorando da tre anni al grande progetto di ingrandimento dell’area portuale, con degli scavi per aumentare la superficie della via di entrata al porto e lavorando alla creazione del dodicesimo terminal. Ed è quello che si vorrebbe fare anche a Genova.
Nel progetto allo studio del presidente dell’Autorità Portuale di Genova ci sarebbe la costruzione di una nuova banchina per la realizzazione di navi da crociera, ora finalizzate soltanto a Molfalcone, con un ruolo attivo di Fincantieri che ha già in essere una maxi-commessa per la realizzazione di navi per il mercato cinese. Una collaborazione win win quella che ha in testa il presidente Paolo Emilio Signorini, perché una collaborazione più stretta con Cccc significa maggiori investimenti cinesi nel Porto e nella logistica e il rilancio dello scalo ligure come terminale, insieme a Trieste, di quella Via della Seta così tanto osteggiata, ad esempio dagli americani, ma così tanto strategica per le imprese italiane.