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Anziani e sanità: una sfida di sistema. E culturale

Gli ultra 64enni in Italia rappresentano circa il 20% della popolazione. Un trionfo se pensiamo all’allungamento della vita nel corso dei decenni, ma anche una sfida per il Servizio Sanitario Nazionale che deve adattarsi al nuovo scenario demografico. L’aumento dei costi d’assistenza e l’incremento dei servizi dedicati alla terza età sono ormai informazioni acquisite. Proprio per questo motivo sono diventate priorità, ma di certo hanno ancora bisogno di una maggiore organizzazione, capillare e sistematica che ci costringe a rivedere anche il nostro sistema di welfare.

L’importanza della presenza territoriale

Sicuramente c’è bisogno di una sanità presente in un modo più capillare e di un’assistenza fatta più “su misura” e per questo è necessario che decolli la medicina del territorio e che la figura del medico di famiglia venga potenziata e sviluppata nelle sue funzioni declinandola a seconda delle diverse esigenze. Questo potrebbe risolvere non poche emergenze come, per esempio quelle dovute al congestionamento dei pronto soccorso che spesso diventano un imbuto in cui si rovescia di tutto. La medicina del territorio è una realtà che attualmente è presente con diversa forza in diverse regioni ma le sue potenzialità non sono state mai del tutto esplorate.

Squilibri regionali

Garantire un’equa ed omogena assistenza su tutto il territorio è il traguardo a cui si deve guardare per ridurre la forbice tra Nord e Sud innanzitutto, che in Sanità è davvero molto ampia.  Le Regioni, le ASL e i Distretti hanno autonome responsabilità gestionali e operative che comportano scelte decisive sull’offerta dei servizi e sull’efficienza delle prestazioni erogate. Sicuramente ci sono eccellenze ma è vero anche che ci sono tra le diverse Regioni spesso anche diversità di condizioni in origine. Il federalismo deve essere equo e questa è una delle sfide più importanti a cui ci dobbiamo preparare e che fino ad ora è stata invece trascurata.

Priorità sanitarie

Tutti gli ultimi Piani Sanitari Nazionali pongono grande attenzione alle patologie dell’invecchiamento. Le patologie cardiovascolari, diabete, Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscoloscheletrici assorbono ormai gran parte delle risorse del sistema sanitario nazionale.  La sfida quindi, non può che riguardare la prevenzione primaria e la costruzione della possibilità che si conservi la salute per il maggior tempo possibile. Con il vantaggio prima di tutto per le persone e poi per l’intero sistema.

L’impegno dell’Iss

L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato con le Regioni e con le ASL una sorveglianza epidemiologica tra la popolazione di oltre 64 anni d’età. L’obiettivo è quello di rilevare sistematicamente la qualità della vita e la salute sulla base della percezione dell’anziano. È necessario, infatti, monitorare, pianificare e programmare gli interventi contrastando le diseguaglianze sanitarie del territorio.  Nello spirito e nella missione dell’Iss anche la ricerca scientifica più tradizionale, quella condotta in laboratorio, ha una sua particolare peculiarità e cioè quella di essere una ricerca cosiddetta “translazionale” cioè finalizzata agli studi clinici, alla terapia, pensata in laboratorio ma per arrivare al letto del paziente. Un lavoro che coniuga grandi progetti epidemiologici come il Progetto Cuore, per mappare il rischio cardiovascolare nella popolazione italiana e costruire una carta del rischio dedicata agli operatori, ma anche progetti di ricerca che supportano la clinica e la prevenzione secondaria come la recente scoperta del metodo utile per la diagnosi precoce del melanoma.

Una sfida culturale

Gli anziani sicuramente sono “costosi” ma la medicina non nasce per essere un rapporto di bilancio aziendale. Bisogna agire sulla diminuzione dei costi inutili, sulla prevenzione per avere anziani il più possibile in salute e canalizzare questo risparmio per recuperare le energie economiche di cui sicuramente necessita l’assistenza della terza età.

Monica Bettoni, direttore generale dell’Istituto superiore di sanità (Iss)


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