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Gli F-35 italiani tra l’esercitazione dell’Aeronautica militare e le attività negli Usa

f-35

Al di là delle incertezze politiche sul dossier F-35, in attesa che il tema sia trattato direttamente tra il premier Giuseppe Conte e il presidente americano Donald Trump, i velivoli italiani di quinta generazione sono già parte del sistema nazionale di difesa aerea. La scorsa settimana, sei Joint Strike Fighter dell’Aeronautica militare sono stati dispiegati nella base trevigiana di Istrana per consolidare la capacità operativa del 13° Gruppo. Nel frattempo, tre piloti italiani di F-35 hanno partecipato negli Usa alla “Red Flag 19-2”, una delle più imponenti esercitazioni americane in cui il velivolo, già lo scorso hanno, ha primeggiato rispetto agli altri assetti coinvolti.

L’ESERCITAZIONE A ISTRANA

Lunedì scorso, sei F-35 A del 32° Stormo di Amendola sono atterrati sulla pista del 51° Stormo, nella base di Istrana, in provincia di Treviso. Per una settimana, hanno partecipato all’esercitazione “Lightning Thunder Over Europe”, raggiungendo il Poligono elettronico “Polygone” di Bann in Germania. Dopo l’Initial operation capability (Ioc) dichiarata dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso lo scorso novembre, i sei F-35 italiani hanno così partecipato al processo di consolidamento della piena capacità operativa del 13° Gruppo, testando la capacità di rischieramento in modalità “out & back” (uscita e ritorno dalla base di riferimento), nonché l’abilità di condurre attività di volo sostenuta al di fuori della “home base”. Più in particolare, spiega l’Arma azzurra, “l’addestramento ha avuto l’obiettivo di implementare la capacità di contrasto a sistemi aria-superficie, sia reali che simulati”. Nel dettaglio, i piloti italiani hanno effettuato diverse sortite giornaliere impiegando anche alcuni naviganti del Gruppo in qualità di ufficiali di collegamento presso il poligono tedesco.

IL RUOLO DEGLI F-35

Da parte sua, il 51° Stormo ha fornito supporto tecnico-logistico e operativo, lavorando congiuntamente e in “totale sinergia” con l’advance team proveniente dal 32° Stormo. “In tale contesto – nota ancora l’Aeronautica – molto positivo è stato il ritorno in termini di efficienza di tutte le attività di supporto che il personale di Istrana ha saputo esprimere anche nei confronti del nuovo sistema d’arma, la cui presenza ha rappresentato sia una novità assoluta, sia un importante banco di prova”. D’altra parte, oltre agli F-35, che hanno conseguito “tutti gli obiettivi prefissati nell’ambito della loro esercitazione”, la base sede del 51° Stormo ha continuato a operare con i velivoli Amx e a fornire supporto (tecnico-logistico ma anche manutentivo) agli Eurofighter della cellula di allarme inseriti nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo nazionale.

ISTRUTTORI ITALIANI NEGLI USA

Nel frattempo, proprio mentre i velivoli di quinta generazione atterravano a Istrana, dall’altra parte dell’Atlantico, nella base aerea di Nellis, in Nevada, prendeva il via l’esercitazione “Red Flag 19-2”, con il debutto assoluto di un reparto di F-35A multinazionale, con la partecipazione di Stati Uniti, Italia e Norvegia. Al 62 esimo Fighter Squadron americano sono infatti stati assegnati anche tre istruttori italiani, che hanno condiviso la missione di formare piloti e istruttori sui velivoli realizzati da Lockheed Martin. Per il nostro Paese è stato un debutto in una delle esercitazioni aeree più complesse al mondo, ora con il sistema d’arma di quinta generazione che la nostra Aeronautica definisce il “più avanzato esistente: dotato di bassa osservabilità (stealth), di eccezionali e uniche capacità di superior information management”.

IL VELIVOLO IN SCENARI COMPLESSI

L’F-35 è così protagonista principale e abilitatore degli scenari complessi della Red Flag, “in grado di vedere dove velivoli di precedenti generazioni non vedono”, nonché “in grado di contrastare ed eliminare minacce avanzatissime che invece non riescono a vedere noi”, ha spiegato un maggiore italiano coinvolto nell’esercitazione. “Allo stesso tempo – ha aggiunto – queste informazioni possono essere passate ai velivoli alleati; tutto ciò ci permette di effettuare missioni in presenza di minacce con l’impiego di un numero di assetti ridotto anche della metà rispetto al passato”.



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