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Greta, grida una domanda nuova di zecca!

Al capezzale della Terra malata si gira in tondo. Greta, una grande ragazzina svedese, insieme a tanti grandi ragazzi del mondo, punta i piedi per dire: Basta!
Lo dice pure il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, recatosi a Fortogna, nel comune di Longarone, in provincia di Belluno, per rendere omaggio ai duemila morti della tragedia del Vajont che risale al 9 ottobre 1963.
Quando prende a dire, la mette giù dura: “Deve essere chiaro che il rapporto con la natura è fatto di rispetto degli equilibri dell’ecosistema, pur se l’umanità ha dimostrato una costante propensione a misurarsi quotidianamente con i limiti conosciuti”.
Mattarella ha quindi raccomandato di coltivare insieme innovazione e sapienza antica:
“Devono andare di pari passo due atteggiamenti. Anzitutto la costruzione di una attenta regia e di solidarietà internazionali, per affrontare quei comportamenti che contribuiscono a cambiamenti climatici dalle gravi conseguenze. Gli sforzi compiuti nelle diverse conferenze internazionali, che si sono succedute, hanno sin qui conseguito risultati significativi ma parziali e ancora insufficienti. Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale…. Vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri”.
Parole sacrosante!
Il rapporto dell’IPCC appare invece sacrilego se non saremo in grado di limitare il riscaldamento a 1,5 °C: “Gli investimenti medi annuali per il periodo dal 2015 al 2050, sono stimati a circa $900 miliardi (USD2015)”.
La gamma, invero, dei costi stimati sembra vada ben oltre i $3.000 miliardi, con un PIL mondiale che nel 2016 è stato di $75.000 miliardi.
Dunque, tra il sacro e il profano, cosa si deve dover fare?
Prendiamo la giacca per il bavero e, per non sguarcirla, la appendiamo. In maniche di camicia, guardiamo le possibilità, che si scorgono: siamo ficcati dentro l’Economia dei Consumi, là dove le Imprese sovrapproducono e i Consumatori, con il dover smaltire quel sovrapprodotto, si sono affrancati dal bisogno e… la Terra?.
Beh, la Terra, viene così stressata nella capacità riproduttiva, altrettanto in quella di dover smaltire il consumato; sempre più sterile, ancorpiù inquinata.
Essipperchè le Imprese, per generare la ricchezza, hanno l’obbligo di continuare a produrre senza se, senza ma; i Consumatori pur essi avranno l’obbligo di consumare ma…., affrancati dal bisogno e con un’ utilità marginale decrescente a farlo, potrebbero trovar vantaggio ad innovare con il domandare merci ignude, a basso consumo di suolo, ipo energivore, eco compatibili, magari pure etico compatibili, perfino immateriali.
Toh, l’immateriale come la loro Domanda che “qualcuno” potrebbe avere un’utiltà marginale crescente ad acquistare per poter continuare a produrre.
Vantaggi insomma degli uni e degli altri, ma chi li paga?
Beh si potrebbe pagare con parte di quei 900/3000 mld di $ che s’avranno da trovare, così come chi li mette, oppure…. si oppure dovrà pagare chi avrà da guadagnare dalla spesa fatta da questa domanda, nuova di zecca.
D’altronde, una Terra consumata non possiamo consumarla; il vantaggio di tenerla bene c’è, per tutti!

Mauro Artibani, l’economaio
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