Il livello di scontro istituzionale è arrivato ormai ad un punto critico e quanto mai pericoloso, specie in un Paese in affanno, con un diffuso senso di disinteresse e disillusione per la Politica e la sua efficacia. Un rischio per la democrazia, proprio perché è nei momenti della fragilità istituzionale che si fanno strada i venti antidemocratici, estremisti, violenti e sregolati.
Mi chiedevo, leggendo i quotidiani, in quale Paese democratico occidentale un personaggio politico ha potuto, malgrado i procedimenti penali pendenti, essere decisore in tanti aspetti della vita sociale, politica ed economica del Paese? In quale Paese democratico occidentale un politico condannato per reati come corruzione o falso può fregiarsi del titolo di “onorevole” o “senatore”? In quale Paese democratico occidentale, un politico condannato (anche se non nell’ultimo grado di giudizio) può pensare di organizzare manifestazioni contro singoli magistrati o contro la magistratura tacciandola di essere “politicizzata” e quindi imparaziale e dunque non democratica? In quale Paese democratico occidentale, un membro del Parlamento può muovere il proprio gruppo (che dovrebbe fare gli interessi del Paese e non del proprio leader o di altri singoli individui) contro un potere dello Stato senza che nessuno dica niente?
Ebbene, in nessun Paese occidentale democratico, una figura politica di rilievo come l’ex presidente del consiglio e capo di uno dei Partiti più importanti, ha mai osato tanto e non potrebbe anche volendo. Gli esempi di persone politiche importanti che hanno subito accuse e processi ce ne sono molte, all’estero tra i più famosi casi ci sono quelli che hanno riguardato alcuni Presidenti degli USA, per esempio Nixon, che si dimise, e Bill Clinton. Ovviamente con modalità, opportunità e questioni differenti dal caso “recente” di Silvio Berlusconi. Ma possiamo anche restare a “casa nostra”: Giulio Andreotti, per esempio ha subito diversi processi ai quali ha sempre partecipato e non mi pare di ricordare nessuna manifestazione in piazza contro i giudici che dovevano sentenziare al grido “comunisti!”. Altro stile, senza dubbio. Altro rispetto per le istituzioni.
Per troppo tempo i luoghi della sovranità popolare sono stati scambiati per luoghi di interesse privato, dove i parlamentari erano/sono vassalli del re piuttosto che i servitori dello Stato e i rappresentanti dei cittadini. Mentre il personalismo continua a regnare sulla scena politica italiana, gli italiani si trovano con l’acqua alla gola: la disoccupazione sale incessantemente, specie quella giovanile che ha ormai raggiunto il 40%. Le imprese chiudono, le amministrazioni hanno difficoltà a garantire i servizi ai cittadini e il risparmio delle famiglie si erode quotidianamente. L’Italia si sta impoverendo. Quei pochi ricchi che sono sempre stati ricchi resteranno tali e potranno perdere un po’ del loro benessere, ma se la caveranno. I poveracci no.
E mentre il Paese affoga, a causa dell’inefficienza dello Stato e della totale incompetenza di chi fino ad oggi doveva amministrare la res publica, il Parlamento della nuova legislatura non fa niente di concreto. Anzi, ci si appresta ad una ulteriore perdita di tempo, con manifestazioni di rappresentanti dello Stato davanti ai tribunali, cosa totalmente oscena in democrazia, perché esistono formule e procedure ad hoc per contestare uno dei poteri dello Stato, nelle sedi competenti e con le garanzie della Costituzione, oltre che del buon senso. Invece, Dio non voglia, ci troveremo ad una ennesima violenza istituzionale, una manifestazione di cattivo gusto.
Quindi Berlusconi non ha diritto a difendersi e dire che la decisione dei giudici è ingiusta o faziosa? Certo che ne ha diritto, ma come cittadino, con gli strumenti previsti dalla Costituzione e dalla legge, così come ogni altro cittadino italiano, perché, come ricorda la scritta in ogni tribunale: “ogni cittadino è uguale davanti alla legge”. Non come uomo politico che vuole imporre la sua influenza contro una parte dello Stato che lui stesso rappresenta, visto che siede in Parlamento.
La riforma della giustizia è necessaria perché occorre garantire un processo sempre giusto ed equo, una pena proporzionale al reato e soprattutto, che non esistano discriminazioni di trattamento dettate dall’appartenenza sociale o politica. Che ricchi e poveri siano davvero uguali davanti alla legge e questo significa anche garantire che i giudici possano lavorare senza pressioni di nessun genere.
Il Presidente della Repubblica ha parlato di “pericolo dio eversione” nelle manifestazioni violente e di odio che negli ultimi mesi sono fiorite un po’ ovunque (penso agli attacci xenofoni alla neoministra dell’integrazione da parte di gruppi di estrema destra o da parte di alcuni esponenti della Lega Nord, come Mario Borghezio).
Ebbene facciamo attenzione davvero a tutto ciò. Il lecito risentimento o disappunto per l’esito di una sentenza non può sfociare in una guerra tra poteri dello Stato e soprattutto non può diventare pretesto peer propaganda politica o per manifestazioni contro la magistratura. Cosa può significare una simile iniziativa? Un pericoloso precedente. Se un un uomo politico usa il suo potere a fini personali, seppur con una lecita motivazione (almeno dal suo punto di vista) e addirittura si rende responsabile di un attacco frontale e di “gruppo” verso i magistrati e le sedi della magistratura, allora cosa dovrebbero fare i cittadini comuni? La democrazia non si fa nelle piazze, ma con il rispetto delle regole. La democrazia si regge su equilibri fragile, tra poteri e contropoteri garantiti dalle leggi e dalle procedure consolidate, dalla loro forma e dalla regolarità della loro applicazione. Ogni decisione, sentenza, opposizione, critica e manifestazione deve essere sempre all’interno di una cornice democratica e alla luce della Costituzione.
Mi chiedo, può un uomo dello Stato muoversi contro altri uomini dello Stato con critiche e accuse di antidemocraticità, di politicismo, di faziosità? Può un uomo politico essere responsabile di una deriva populista e di scontro perenne? Quale responsabilità è disposto ad accollarsi chi si rende artefice di un simile disastro?
Ho timore per queste derive anarchiche e sregolate, per le dichiarazioni facile quanto violente, per il disinteresse della Politica al suo scopo, il servizio per il bene comune. Ho timore per la crescente povertà: economica, politica, culturale e valoriale. Ho paura perché nelle crepe che si aprono nella democrazia si può annidare il seme della violenza e dell’odio, della sregolatezza e dell’oppressione, e dell’antidemocrazia. Quando i diritti non vengono più garantiti e quando le sedi della legge e del diritto vengono oltraggiate da chi dovrebbe non interferire, ma proteggerle si dà inizio ad una deriva che non può che spaventarci.